Page 54 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


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            giuridiche ed altre questioni di comune interesse.  In base all’“Accordo su questio-
            ni di carattere militare concernenti la zona litoranea adriatica”, invece, la Croazia
            avrebbe smilitarizzato le isole e la costa (per una zona profonda da quaranta a ot-
            tanta chilometri) e s’impegnava a non dotarsi di alcuna opera o apprestamento mi-
            litare, rinunciando a costituire una marina da guerra, salvo disporre di unità specia-
            lizzate necessarie ad assicurare i servizi di polizia e finanza. Le due parti avrebbero
            precisato in un ulteriore accordo le modalità di transito delle forze armate italiane
            sul territorio croato lungo la rotabile litoranea Fiume-Cattaro e la linea ferroviaria
            Fiume-Ogulin-Spalato, con il suo eventuale prolungamento fino a Cattaro. 41
               Gli Accordi di Roma assegnano dunque all’Italia buona parte del litorale dal-
            mata e le città costiere più importanti, salvo Dubrovnik: la discontinuità territoriale
            della Dalmazia annessa – tra Spalato e Cattaro si estende il litorale croato – non
            compromette il controllo italiano dell’Adriatico, poiché i punti strategici della co-
                                                                                    42
            sta (Sebenico, Lissa e le Bocche di Cattaro) finiscono tutti in possesso italiano.
            Tuttavia, pur realizzando momentaneamente le aspirazione italiane, le annessioni
            in Dalmazia si rivelano un clamoroso errore e il sottovalutato irredentismo croato-
            dalmata diviene la priorità degli ustaša.  Gli accordi rappresentano un duro colpo
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            per il prestigio di Pavelić, che dovrà impegnarsi in tutti i modi per dimostrare la
            propria autonomia da Roma ai croati, sempre più convinti, alla luce dei fatti, che at-
            traverso il Poglavnik gli italiani intendano curare esclusivamente i propri interessi.
            Pavelić, come temuto, sarà accusato di aver svenduto i territori dalmati: vincolato
            dai “doveri di gratitudine e riconoscenza” non sarebbe riuscito a risolvere la que-
            stione dalmata in favore dei croati. Sembra che subito dopo gli accordi, tra i mini-
            stri di Zagabria increduli alla notizia, si fosse verificata un’opposizione unanime e
            la volontà di presentare le dimissioni in blocco.
               Di conseguenza cresce l’intesa tra Zagabria e Berlino, a vantaggio di Hitler, in-
            tenzionato ad affermare anche nello Stato Indipendente Croato l’influenza politica
            ed economica tedesca. Il presupposto che nei territori jugoslavi dovessero essere
            conservati gli interessi economici del reich è in aperto contrasto con l’inclusione
            dello Stato croato nello “spazio vitale” italiano e le aspirazioni di Roma ad assicu-
            rarsi una larga penetrazione economica e il monopolio degli scambi commerciali


            40  Ibidem, Trattato di garanzia e di collaborazione tra il Regno d’Italia ed il Regno di Croazia,
               Roma 18 maggio 1941-XIX.
            41  Ibidem, Accordo su questioni di carattere militare concernenti la zona litoranea adriatica,
               Roma 18 maggio 1941-XIX.
            42  In una nota in merito all’isola di Curzola Supermarina affermava che “il problema strategico
               dell’Adriatico si riassumeva nell’assioma che il litorale della penisola si difende dalla spon-
               da orientale”. ASDMAE, b. 1494 (AP 29), Ufficio Croazia, Carteggio circa discussioni con-
               finarie, Supermarina, n. 95, Nota sull’isola di Curzola, Roma 8 maggio 1941-XIX.
            43  D. Rodogno, op. cit., p. 111.

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