Page 50 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
italiane per il ritiro delle bandiere croate e lo scioglimento dei gruppi ustaša più
ostili, provvedimenti che contribuiscono a disporre gli animi ad una certa apatica
rassegnazione. Risultano in parte favorevoli all’Italia solo i “mačekiani”, i “serbo-
fili” e gli “anglofili”, sostanzialmente mossi dalla paura che il potere possa finire
nelle mani degli uomini del Poglavnik. 28
Non dissimile da quella di Spalato, la situazione a Dubrovnik – non sottoposta al
Commissariato civile – dove a fianco dell’occupazione italiana i poteri civili sono
rimasti in mano agli ex funzionari jugoslavi e al comitato ustaša locale (quest’ul-
timo senza aver ottenuto il riconoscimento formale delle autorità militari italiane).
Il 23 aprile un reparto tedesco s’insedia al municipio issando la svastica: invitato
al comando italiano per fornire spiegazioni, l’ufficiale alla sua guida si giustifica
dicendo di essere arrivato in soccorso ai croati, che vogliono salvare Dubrovnik
dall’annessione italiana; dichiarando di aver agito impulsivamente acconsentirà poi
a ripartire. La convinzione diffusa tra le autorità italiane è che non si sia trattato di
un’iniziativa personale dell’ufficiale, ma di un’azione provocatoria volta a generare
tra i croati l’impressione che la Germania si voglia porre a salvaguardia della loro
indipendenza contro le pretese italiane. A Dubrovnik la quasi totalità della popola-
zione desidera infatti l’annessione alla Croazia e solo la minoranza serba preferisce
il “male minore” dell’annessione italiana. 29
Sebbene nessun atto di aperta ostilità sia compiuto in Dalmazia nei giorni prece-
denti e in alcune località vada persino accentuandosi una minore riservatezza della
popolazione nei riguardi delle truppe italiane, gli agitatori croati sono in continuo
contatto con Zagabria, che ne alimenta le speranze. La generale situazione di incer-
tezza mantiene distanti gli elementi politici che, sia pure senza eccessivo entusia-
smo, avrebbero potuto accettare la sovranità italiana per interessi economici, ma si
astengono da qualsiasi presa di posizione. Conferma si ha in occasione di una visita
di Ambrosio nelle isole del Carnaro. Se a Veglia il generale è accolto da popolazio-
ne inneggiante al re e al Duce, inquadrata nelle organizzazioni fasciste – sull’isola
era forte l’elemento italiano, che anche durante il ventennio jugoslavo era stato
sostenuto attraverso le istituzioni educative – ad Arbe, invece, ove la popolazione
era in gran parte croata e la situazione economico-alimentare di estrema gravità, il
comandante della 2ª Armata è accolto con molta circospezione. 30
28 ASDMAE b. 1493 (AP 28), Comunicazione a mezzo telegrafo per il Duce, f.to Host Ventu-
ri, Spalato, 4 maggio 1941-XIX; id., A Roma da Dubrovnik, f.to Host Venturi, trasmesso dal
Ministero delle Comunicazioni, il Capo di Gabinetto di S.E. il Ministro, Roma, 5 maggio
1941-XIX; id., Riassunto del rapporto n. 601 in data 8.5.41-XIX del R. Console Generale in
Spalato.
29 O. Talpo, op. cit., pp. 272-276.
30 AUSSME, M-3, b. 5, fasc. 7, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Comando Supremo
Stato Maggiore Generale-Ufficio Personale e Affari Vari, prot. n. 155/A.C., oggetto: Informa-
50 Capitolo terzo