Page 62 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            crimini contro la popolazione croata e musulmana: alla loro guida s’imporranno
            ufficiali serbi sopravvissuti allo sbando dell’esercito jugoslavo sconfitto dalle forze
            dell’Asse così come leader civili, politici e pope ortodossi, che grazie alla loro in-
            fluenza sulla popolazione opereranno quasi in completa autonomia. A differenza di
            Tito, infatti, Mihailović non avrà mai l’effettivo controllo su una realtà complessa
            e indisciplinata. Mihailović rappresenterà principalmente un riferimento politico-
            ideologico, senza essere in grado di costituirsi un ampio seguito personale e una
            compatta struttura militare. Comanderà le forze serbe grazie a giuramenti di lealtà
            facilmente eludibili e trattative con le diverse bande attive nei territori jugoslavi.
            L’iniziale obiettivo dei četnici sarà l’organizzare uno stato di insurrezione genera-
            le in sostegno di un eventuale sbarco anglo-americano nei Balcani e in effetti fin
            dall’ottobre 1942 è segnalata la presenza di due ufficiali inglesi presso il quartier
            generale di Mihailović. Le azioni dei nazionalisti serbi contro le truppe dell’Asse,
            tuttavia, si limiteranno a piccoli atti di sabotaggio, nell’attesa di un intervento alle-
            ato che avverrà tardivamente e con modalità decisamente diverse da quelle da essi
            immaginate. 2
               Dopo l’attacco nazista all’Unione Sovietica alla resistenza di Mihailović si af-
            fianca rapidamente quella animata dai comunisti di Tito. Le adesioni che il movi-
            mento partigiano incontra soprattutto in Serbia e in Montenegro sono dovute più
            alla volontà di riscatto dell’orgoglio nazionale ferito e ad un romantico “panslavi-
            smo” che alla propaganda comunista strictu sensu.
               Nonostante le differenze ideologiche, partigiani e četnici in un primo tempo
            tenteranno di istaurare un rapporto collaborativo contro forze occupanti e collabo-
            razioniste, con tentativi di accordo tra i due leader: per alcuni mesi, tra l’estate e il
            dicembre del 1941, il movimento di Mihailović si associa a gruppi di comunisti e
            ribelli in genere, imponendosi in diverse zone del Montenegro, della Bosnia e della
            Serbia. Tuttavia le posizioni anti-monarchiche dei quadri partigiani e il viscerale
            anticomunismo  dei  četnici  renderanno  impossibile  una  duratura  collaborazione,
            portando presto al conflitto, con sommo vantaggio per l’Asse. I četnici conside-
            reranno i partigiani – i cui quadri non solo sono in guerra contro l’occupante ma
            aspirano anche alla rivoluzione sociale – il principale nemico e finiranno con il
            collaborare prima con gli italiani e poi con i tedeschi, diventando una sorta di mili-
            zia di supporto dell’Asse al fine di prevenire una vittoria comunista e rimandando
            quindi ad un secondo tempo l’estromissione delle forze d’occupazione dal territo-
            rio nazionale jugoslavo. L’attrito tra partigiani e četnici crescerà ovunque fino ad

            2  Ibidem, L-10, b. 38, fasc. 3, Croazia – Notizie politiche e militari dal 1° gennaio al 5 maggio
               1943, Stato Maggiore R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito S.I.E., prot. n. Z/P-35231,
               Promemoria, oggetto: Ex Jugoslavia – Movimento cetnico, atteggiamento inglese, 14 aprile
               1943-XXI; ibidem, M-3, b. 6, 4383, Notiziari del generale Pièche, a Ministero Affari Esteri-
               Gab.A.P., oggetto: Draza Mihajlovic, f.to il Generale Pièche, P.M.10, 28 ottobre 1942-XX.

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