Page 65 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La lotta antipartigiana
della propaganda e della disciplina. Nessun confronto poteva essere fatto tra l’or-
ganizzazione e la combattività dei partigiani e quelle dei četnici, con i secondi che
si contraddistinguevano per scarsa capacità e volontà combattiva. 7
Se nel corso del 1942 il movimento partigiano ancora non ha raggiunto il grado
di efficienza descritto da Oxilia alla fine del 1943, è pur vero che già rappresenta
una notevole minaccia per l’equilibrio voluto – e alquanto insperato – dalla 2ª Ar-
mata nello Stato Indipendente Croato. Dal 19 gennaio 1942 il comando è assunto
dal generale Mario Roatta. I militari italiani durante l’anno sono impegnati quasi
esclusivamente in attività contro-insurrezionali, effettuate in tutto il territorio occu-
pato. Il movimento di ribellione si fa progressivamente più minaccioso: l’afflusso
di nuclei ribelli dalla Serbia conseguenza delle operazioni tedesche, l’aumento di
nuovi proseliti spinti nel bosco dalla fame e dalle persecuzioni, il reclutamento ef-
fettuato dai četnici in alcune località da essi dominate, rafforzano le bande esistenti
e rende più intensa e aggressiva la loro attività. Aumenta la pressione su Sarajevo,
Travnik, Kladanj, Tuzla, Banja Luka e in generale sui villaggi della Bosnia, allo
scopo di trovare luoghi adatti per trascorrere l’inverno. Le ripercussioni si fanno
sentire soprattutto nella “terza zona” (Petrova Gora, Grmeć Planina, Varkar Vakuf,
Kupres) dove il mancato controllo dei poteri civili da parte delle autorità militari
italiane rende difficile fronteggiare l’attività insurrezionale. Nella “seconda zona”,
invece, l’obiettivo è potenziare al massimo l’occupazione, avendo nelle Dinariche
un confine geografico che garantisce buone condizioni di sicurezza e assicura ai
territori costieri il necessario respiro. Settori particolarmente delicati sono quello di
Foča-Kalinovik, che costituiva una delle porte d’ingresso alle bande četniche della
Serbia e quello Bileća-Trebinje, nella “seconda zona”, dove anche le bande parti-
giane che si muovevano tra Montenegro e Erzegovina erano in continuo aumento.
I mezzi d’azione dei ribelli sono costituiti soprattutto dal personale e dal materiale
dell’ex esercito jugoslavo, non del tutto distrutto, solamente disciolto, lasciando in
territorio jugoslavo ufficiali, soldati, materiali d’armamento e munizioni. 8
Roatta trasforma la 2ª Armata in una struttura con ampi compiti politici e infor-
7 Ibidem, I-3, Carteggio versato dallo Stato Maggiore Difesa, b. 27, fasc. 1, Balcani situazione
militare 10 maggio 1943-13 giugno 1945, Comando della Divisione di Fanteria da montagna
Venezia (19ª)-Stato Maggiore, a Comando Supremo, prot. n. 283/Op., oggetto: Situazione
generale, P.M.99, 6 novembre 1943; id., Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Prome-
moria per il Capo di S.M. Generale, Situazione Generale in Montenegro, Esercito Popolare
Liberatore, 1° dicembre 1943.
8 Ibidem, b. 6, fasc. 4, Comando 2ª Armata, Ufficio I, a Stato Maggiore Regio Esercito-Uffi-
cio Operazioni, prot. n. I/70/S, oggetto: Situazione in Croazia e nelle zone occupate, f.to il
Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 2 gennaio 1942-XX; id.,
Appunto per il Duce, Situazione in Croazia, P.M.21, 13 gennaio 1942-XX; id., Comando Su-
premo, I Reparto-Ufficio Operazioni, Scacchiere Orientale, Promemoria per il Capo di S.M.
Generale, Situazione in Slovenia e Croazia, P.M.21, 20 gennaio 1942-XX.
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