Page 63 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La lotta antipartigiana
arrivare allo scontro aperto, sebbene almeno inizialmente i tedeschi continueranno
a combattere sia contro gli uomini di Tito sia contro quelli di Mihailović, conside-
rando entrambi nemici senza distinzioni e usando spesso il termine “partigiani” in
un ampio senso, anche per i nazionalisti serbi. 3
Nella complessa situazione s’inseriranno gli interessi di Unione Sovietica e
Gran Bretagna e in minor parte degli Stati Uniti. Se Londra inizialmente sosterrà la
resistenza nazionalista serba per contenere l’influenza bolscevica nei Balcani, suc-
cessivamente riconoscerà al movimento partigiano il ruolo più importante svolto
nella guerra di liberazione nazionale e su suggerimento inglese gli Alleati finiran-
no con il supportare Tito e abbandonare Mihailović. La vitalità della propaganda
comunista e la risoluta e instancabile attività dell’esercito popolare di Tito trionfe-
ranno in tal modo sulla disorganizzazione e l’assenza di precise direttive politico-
militari dei četnici. 4
Alla fine del 1941 gli scontri con i četnici e la maggiore pressione tedesca in-
deboliranno le posizioni di Tito, che in tutta fretta sarà costretto con i suoi uomini
ad evacuare Užice, in Serbia, per spingersi nel Sangiaccato. Di lì in poi i četnici
raramente avrebbero rivolto ancora le armi contro i tedeschi e il loro compito prin-
cipale in Serbia sarebbe diventato quello di combattere i partigiani in collabora-
zione con le forze di Nedić, il generale serbo a capo dell’amministrazione d’oc-
cupazione tedesca, e gli irregolari del filo-tedesco Dimitrije Ljotić, permettendo a
Tito di stabilire il proprio controllo sulla Serbia solamente nelle ultime fasi della
guerra. I partigiani abbandonando la Serbia porteranno la guerriglia – già avviata
peraltro dai nuclei comunisti locali – nei territori dello Stato Indipendente Croato
e Tito stabilirà il nuovo quartier generale prima a Foča, nella Bosnia orientale, e
successivamente a Bihać, consegnata dalle truppe del V Corpo d’Armata italiano
(giugno 1942) alle forze croate, nel quadro di due finalità concordanti, l’italiana di
contrarre la dislocazione delle proprie truppe e la croata di riprendere i poteri nella
3 AUSSME, M-3, b. 20, fasc. 11, R. Missione Militare Italiana in Croazia, a Comando Supre-
mo, a Stato Maggiore R. Esercito (S.I.E.), a Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia,
prot. n. 1115, segreto, oggetto: Impiego dei cetnici in Croazia da parte militare tedesca, f.to
il Generale di Brigata Capo Missione Gian Carlo Re, Zagabria 2 marzo 1943-XXI, in alle-
gato Relazione, f.to il Commissario di P.S. Dattilo Gustavo, Zagabria 13 febbraio 1943-XXI;
ibidem, L-10, b. 38, fasc. 3, Stato Maggiore R. Esercito, Ufficio Operazioni I-3ª Sezione,
Promemoria, oggetto: Atteggiamento dei cetnici, 22 marzo 1943-XXI; id., Stato Maggiore
R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.), a Capo 1° Reparto dello S.M.R.E., prot.
n. Z/P-33872, Promemoria, oggetto: Serbia – Organizzazioni di Draza Mihajlovic, f.to il Co-
lonnello di S.M. Capo Servizio Edmondo de Renzi, il Colonnello di S.M. Vice Capo Servizio
V. Pasquale, 22 marzo 1943-XXI.
4 Ibidem, L-10, b. 38, fasc. 3, Stato Maggiore R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito
S.I.E., prot. n. Z/P-35231, Promemoria, oggetto: Ex Jugoslavia – Movimento cetnico, atteg-
giamento inglese, 14 aprile 1943-XXI.
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