Page 68 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


               Agli incontri di Abbazia, infatti, il trattamento concordato tra italiani, tedeschi
            e croati per i ribelli e la popolazione, prevede che siano passati per le armi coloro
            catturati armati – insieme ai fiancheggiatori – e che vengano incendiati i centri abi-
            tati ove siano rinvenute armi e munizioni. I croati si sono dimostrati intransigenti
            nell’includere nella categoria “ribelli” anche le bande serbe e rifiutano di prendere
            in considerazione l’utilizzo dei četnici nelle operazioni antipartigiane, nonostante a
            metà marzo lo stesso commissario amministrativo croato presso il Comando della
            2ª Armata Vjekoslav Vrančić – subentrato ad Andrija Karčić per incarico del gover-
            no di Zagabria (si veda infra) – si recherà in via ufficiosa in Erzegovina per valutare
            la possibilità di un’intesa con gli elementi serbo-ortodossi guidati da Dobroslav
            Jevđević e Radmilo Grgić, quantomeno finalizzato ad ottenerne la neutralità. Roat-
            ta, in una riunione a Lubiana (28-29 marzo 1942) con i generali Bader e Vladimir
            Laxa, capo di Stato Maggiore croato, si dichiara favorevole a stringere accordi con
            i četnici, convinto che le bande serbe della Bosnia possano essere indotte, mediante
            trattative, a mantenere dinanzi le truppe tedesche lo stesso atteggiamento, per lo
            meno neutrale, che mantengono nei confronti delle truppe italiane in Erzegovina;
            il generale italiano si dimostra invece più scettico sulla possibilità di un accordo
            diretto tra četnici e autorità croate. Anche il generale Laxa, che afferma di essere
            all’oscuro in merito alle trattative di Vrančić, dubita si possa raggiungere un ac-
            cordo tra i croati e le bande serbe, anche se non si dimostra contrario a trattative
            condotte da parte delle autorità militari tedesche e italiane in tal senso, riservandosi
            di farlo presente al governo di Zagabria. Nella capitale croata del resto già dall’i-
            nizio dell’anno Pavelić ha preso in considerazione l’opportunità di un’intesa con
            le bande serbe, per riprendere il controllo dei poteri civili nella “seconda zona”
            e manifestare la piena autorità statale. L’eventualità di una collaborazione croata
            con le bande nazionaliste serbe è invece categoricamente sconfessata da Slavko
            Kvaternik, ministro delle Forze Armate croate, che insoddisfatto delle decisioni
            prese ad Abbazia e pessimista sull’attuazione del programma convenuto e sui suoi
            risultati – non è da escludersi che la reale preoccupazione del maresciallo croato
            fosse il timore di un’eventuale occupazione italiana oltre la linea di demarcazio-
            ne italo-tedesca – ribadisce la linea intransigente smentendo le trattative Vrančić
            e affermando l’impossibilità del governo di Zagabria a impegnarsi con “i nemici
            della Croazia” e degli stessi alleati tedeschi e italiani (anche se questi ultimi non
            consideravano i četnici come tali). A prova di ciò – sostiene Kvaternik – vi sarebbe
            tra l’altro il fatto che il capo dei četnici nella Bosnia orientale, il maggiore Jezdimir
            Dangić, mentre simula amicizia verso tedeschi e italiani, accetta onorificenze da


               1, Comando 2ª Armata, Operazioni antipartigiane in collaborazione con tedeschi e croati in
               Croazia-Bosnia; ibidem, b. 59, fasc. 1, Nucleo di collegamento con armata germanica a Bel-
               grado, Relazione sulle operazioni in Bosnia orientale, f.to il Generale di Brigata Umberto
               Fabbri, Belgrado, 20 maggio 1942-XX.

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