Page 66 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            mativi, che il 9 maggio assumerà la denominazione ufficiale di Supersloda (Co-
            mando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia). È convinzione del generale che una
            repressione completa ed efficace della ribellione non sia possibile senza prima con-
            seguire un’unità di comando che metta a disposizione della 2ª Armata anche le for-
            ze civili di pubblica sicurezza: a tal fine Roatta aumenta l’ingerenza delle autorità
            militari sui poteri civili nei territori annessi e non esita a violare la sovranità dello
            Stato Indipendente Croato in quelli occupati, per stabilire una supremazia militare
            senza restrizioni nelle zone interessate dalle operazioni militari. Dal punto di vista
            operativo Roatta pondera due strategie: impiego di ampi movimenti di truppe per
            mantenere i territori conquistati e occupati dal suo predecessore Ambrosio; colla-
            borazione con le bande nazionaliste serbe in parte contrariando le indicazioni di
            Roma relative al conservare buoni rapporti con gli ustaša. Roatta è sicuro che una
            condotta filo-četnica – impegnandosi al tempo stesso in “relazioni cordiali” con le
            autorità croate – avrebbe semplificato le operazioni anti-partigiane e permesso una
            maggiore penetrazione italiana nello Stato Indipendente Croato. Convinto di dover
            “risanare” anche nello spirito le truppe italiane, Roatta mette a punto un dettaglia-
            to programma, trasmesso nella nota “Circolare 3C”, distribuito ai comandanti di
            truppa il 1° marzo 1942, nel quale, oltre alle questioni prettamente militari, affronta
            il tema dei rapporti da tenere con la popolazione locale da parte dei militari ita-
            liani, ritenuti troppo “amichevoli”, “affabili” e non caratterizzati da atteggiamenti
            di “superiorità e conquista”, “più consoni” alle aspirazioni imperialiste dell’Italia.
            È rinvigorito l’indottrinamento delle truppe propagando tra i soldati l’idea di una
            guerra “della civiltà contro la barbarie slavo-comunista, pronta – con una guerriglia
            infamante e immorale – ad attaccare e devastare i valori culturali e materiali della
            patria”. Era sostanzialmente necessario il ripudio delle qualità del “bono italiano”:
            il trattamento per i partigiani non doveva essere sintetizzato in “dente per dente”
            ma in “testa per dente”. Roatta assicurava i propri comandanti di non preoccuparsi
            delle conseguenze: “eccessi di reazione compiuti in buona fede” non sarebbero stati
            perseguiti. 9
            Operazione Trio


               Con la conclusione dell’offensiva tedesca in Serbia sul finire del 1941 la parte

            9  Ibidem, H-1, b. 33, fasc. 3, Comandi e reparti per Montenegro, Grecia, Albania e Slovenia
               Dalmazia dal 1° gennaio 1942 al 4 giugno 1943, Ministero della Guerra-Gabinetto, a Ispet-
               torati, Direzioni Generali ed enti autonomi del Ministero, prot. n. 29029/55.3.4, oggetto:
               Comando Superiore FF. AA. Slovenia-Dalmazia, f.to d’ordine il Capo di Gabinetto, Roma
               6 maggio 1942-XX. Supersloda riassunse la denominazione “Comando 2ª Armata” dal 15
               maggio del 1943. Ibidem, Ministero della Guerra-Gabinetto, a ufficiali e funzionari del Ga-
               binetto, oggetto: comando 2ª armata, il Capo di Gabinetto, Roma 15 maggio 1943-XXI. Alla
               “Circolare 3C” disposta nel marzo del 1942 segue una seconda versione diffusa il 1° dicem-
               bre dello stesso anno.

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