Page 71 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La lotta antipartigiana


             hanno ripreso a funzionare regolarmente. Il comunicato – sostengono gli italiani
             – descrive una situazione ben diversa da quella reale e costituisce un’altra prova
             della manovra politica tentata da tedeschi e croati per evitare l’intervento italiano
             in Bosnia o quantomeno per svalutarlo descrivendo la regione come già pacificata
             e nelle mani delle autorità civili croate. A Zagabria si attribuisce grande attenzione
             all’azione svolta da Francetić poiché avendo portato i propri reparti al confine della
             Drina riafferma incondizionatamente la piena sovranità croata sulla Bosnia orien-
             tale, stroncando ogni velleità autonomista o separatista dei bosniaci. Francetić, uno
             dei croati presenti in Italia negli anni Trenta, quando gli ustaša avevano avuto la
             possibilità di addestrarsi in Italia, è il principale commissario croato per la Bosnia-
             Erzegovina e ha già dimostrato buone qualità di comando adatte alla guerriglia
             nelle regioni bosniache. 14
                L’effettivo sbarramento della riva destra della Drina da Višegrad a Goražde da
             parte della Divisione Pusteria porta comunque, il 27 ed il 28 aprile, gli alpini ita-
             liani a sopportare il peso maggiore delle operazioni, quando i battaglioni italiani
             sorprendono ed annientano o disperdono bande ribelli che tentano di traghettare il
             fiume. Difficoltà di rifornimento sono incontrate dalle truppe italiane anche per gli
             attacchi alle retrovie respinti a Čajniče, Miljeno e Meljak. Tali episodi portano circa
             sette-ottocento perdite tra i partigiani e settanta-ottanta tra le fila della divisione
             italiana. 15
                In seguito, il comando della 2ª Armata avvia la seconda parte del ciclo ope-
             rativo (“Trio II”), con l’obiettivo di rastrellare la zona compresa nel quadrilatero
             Sarajevo-Kalinovik-Foča-Goražde. Roatta ottiene dai tedeschi il comando diretto
             delle operazioni al posto di Bader. Le operazioni condotte dalle tre divisioni italiane
             e dalla 718ª tedesca, senza il concorso delle truppe croate, cui sono assegnati secon-
             dari compiti di sicurezza sulla sinistra della Drina, iniziano il 10 maggio e durano
             cinque giorni. Dopo azioni attuate contro lo sbarramento effettuato dai partigiani,
             Foča, concentramento di forze partigiane, è presa l’11 dalla Pusteria – infliggendo,
             solamente nei due giorni precedenti l’occupazione, circa duecento perdite ai par-
             tigiani, in buona parte prigionieri catturati negli ultimi rastrellamenti e fucilati per
             rappresaglia – ed il 13 il presidio di Kalinovik viene sbloccato dalla Cacciatori del-
             le alpi. Il giorno prima, nella zona, si sono già presentati al comando italiano due-

             14  Ibidem, R. Legazione d’Italia, Addetto militare, a Superesercito e p.c. Comando 2ª Armata,
                n. prot. 585, oggetto: Operazioni ustasa in Bosnia, f.to Addetto Militare Colonnello d’Art.
                Stato Maggiore Gian Carlo Re, Zagarbia 13 aprile 1942-XX.
             15  A. Biagini, F. Frattolillo, Diario Storico del Comando Supremo, Vol. VII, Tomo I, Scacchiere
                Croazia e Bosnia; id., Tomo II, doc. 9, maggio 1942, pp. 31-32; id., Vol. VIII, Tomo I. Anche
                la Cacciatori della Alpi nel corso dell’avanzata subisce un centinaio di perdite tra morti, feri-
                ti e dispersi, contro oltre duecento partigiane. Nell’intero ciclo operativo dell’aprile-maggio
                1942 la divisione subirà più di duecento perdite, contro un totale di oltre cinquecento parti-
                giani uccisi o feriti.

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