Page 81 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Italia e Germania nell’alleanza
a tradizione culturale e l’esperienza storica su cui si innestano i rapporti
italo-tedeschi degli anni della guerra sono complesse e contraddittorie.
L Tradizionalmente, l’immagine dei tedeschi diffusa popolarmente in Italia
coincideva con la caratterizzazione negativa ereditata delle guerre risorgimentali.
L’adesione dell’Italia Triplice Alleanza, pur durata oltre un trentennio, non mo-
dificò sostanzialmente questo quadro. Il fatto che gli avversari dell’Unità italiana
fossero in realtà austriaci, se non boemi o ungheresi come i marescialli Radetzky e
Benedek, non costituiva un elemento di differenza per la popolazione lombarda o
veneta, che li appellava tutti tudesc (tedeschi) o cruc (crucchi).
Se ciò era vero per l’immaginario collettivo, tuttavia era altrettanto vero che il
mondo culturale italiano del XX Secolo era fortemente influenzato dalla Germania
imperiale e, soprattutto nel campo filosofico e scientifico, poteva considerarsi quasi
una sua appendice latina. Non differente era il debito che l’economia e soprattutto
la finanza italiane avevano con quella tedesca, i cui capitali costituivano, e di gran
lunga, i maggiori investimenti stranieri nel Paese.
Con l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, tuttavia, l’immagine ottocente-
sca negativa del “vicino d’oltralpe” divenne ampiamente prevalente, e la categoria
nemica dei “tedeschi” racchiuse per gli italiani gli abitanti di entrambi gli Imperi
Centrali . La Prima Guerra Mondiale rappresentò dunque una cesura brusca per un
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rapporto già molto stretto che, in altra e ben peggiore forma, sarà poi riallacciato
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dal fascismo, la cui propaganda lavorò molto per cancellare questa eredità .
Alleatosi con la Germania nel 1937 su un piano di sostanziale parità, il Regno
d’Italia degradò nel corso della guerra al rango di “primo vassallo” della potenza
nazista. Il regresso dell’Italia nella gerarchia dell’alleanza iniziò nei mesi a cavallo
fra il 1940 e il 1941, con le due controffensive nemiche, in Grecia ed in Africa
Settentrionale, che costrinsero Roma a chiedere l’intervento dell’alleato per scon-
giurare, in quest’ultimo teatro, una sconfitta irreparabile.
Il ministro tedesco della propaganda Goebbels annoterà i quei giorni sul suo
diario: “Ciano è assolutamente finito e la popolarità del Duce si sta avvicinando al
livello di zero. […] Dobbiamo assolutamente fare una mossa o l’Italia si sgretolerà
1 AMEDEO OSTI GUERRAZZI, Noi non sappiamo odiare, Milano, UTET, 2010, pp. 201-203.
2 Ivi, cit., p. 205.
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