Page 85 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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I rapporti con l’alleato tedesco


                Fin dal 1941 la trama dei rapporti fra i italiani e tedeschi in Croazia è dunque
             una storia di continui contrasti, tanto a livello politico che militare, piani che del
             resto in guerra tendono a sovrapporsi. Dalle memorie, dai verbali degli incontri e
             persino talvolta dalla corrispondenza ufficiale si evince che diffidenza, incompren-
             sioni, anche linguistiche, albagia nei confronti del maldestro alleato e, da ultimo,
             una certa tendenza a trattare sbrigativamente le questioni italo-croate, furono la
             cifra che caratterizzò l’atteggiamento tedesco con gli italiani. Da parte loro que-
             sti ultimi reagirono con crescente insofferenza al comportamento degli alleati e al
             loro progressivo ruolo egemone in Croazia, insofferenza che si concretizzò in una
             politica di occupazione ostentatamente indipendente da quella tedesca, della quale
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             però non si potevano che invidiare, e temere, l’efficienza e la larghezza di mezzi .



             Diplomatici


                I problemi fra italiani, croati e tedeschi cominciano praticamente all’esordio
             dell’occupazione. Già il 24 aprile Ciano annota sospettoso sui tedeschi: «A Vienna
             hanno dato a noi la mano libera. Ma fino a quando sono sinceri»? Anche l’incontro
             del 25 aprile, con Pavelic, “seguito da una torma dei suoi scherani”, non può dirsi
             un successo: «Dichiara che le soluzioni da noi proposte varranno a farlo cacciare
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             via dal Governo» .
                Il giovane Ministro degli Esteri italiano non tardò a capire che dietro le rigidità
             croate c’era l’incoraggiamento della Germania.
                I tedeschi si erano difatti assicurati fin dall’inizio il controllo delle risorse mine-
             rarie croate, per nulla badando alla possibile annessione di territori nella regione.
             Ciò li mise in condizione di favore nei confronti dei croati che così poterono trattare
             con Roma con maggiore indipendenza .
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                Ne fu un esempio il caso del porto di Ploce, l’odierna Neum, che il governo
             croato voleva collegare con una ferrovia alle miniere di bauxite di Mostar. L’opera
             fu iniziata nel 1942 con capitali tedeschi e manodopera della Organizzazione Todt,
             nonostante la zona rientrasse nella zona di occupazione italiana. Quando i partigia-
             ni attaccarono i cantieri e i croati pretesero di stabilirvi un loro presidio, l’Italia si

             7  Per un quadro del rapporto fra italiani e croati nelle due guerre mondiali e dei suoi anteceden-
                ti storici vedi: ANTONIO SEMA, Guerra in  Jugoslavia: analisi di un conflitto. In FULVIO
                MOLINARI, Jugoslavia dentro il conflitto. Gorizia, Editrice Goriziana, 1992.
             8  GALEAZZO CIANO, Diario 1937-1941, Milano, Rizzoli, 1998, p. 504.
             9  LUCIANO  MONZALI,  La  difficile  alleanza  con  la  Croazia  ustascia, in FRANCESCO
                CACCAMO, LUCIANO MONZALI (a cura di),  L’occupazione italiana della Jugoslavia.
                1941-1943, Firenze, Le Lettere, 2008, pp. 108-109.

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