Page 90 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Il Regio Esercito in Croazia. 1941-1943. Stategie di occupazione e politica delle nazionalità


               In particolare, era sempre al centro la questione dei miliziani serbi, che gli italiani
            armavano e usavano largamente sia come truppe anti-partigiane, sia come arma di
            rivalsa per i “tradimenti” croati. Per Berlino, influenzata in questo senso dagli uomini
            della Missione tedesca a Zagabria, i cetniĉi erano invece il pericolo principale.
               Le successive operazioni  anti-partigiane  Weiss  i  e  Weiss  ii non riuscirono a
            mettere fine alla resistenza in Jugoslavia, e la questione della cooperazione italo-
            tedesco-croata venne nuovamente affrontata da Ribbentropp dapprima con l’am-
            basciatore italiano Alfieri e poi con lo stesso Mussolini alla fine del febbraio 1943.
               Durante i colloqui a Roma del 25-28 febbraio il ministro tedesco, presente an-
            che il generale Warlimont del Comando Supremo della Wehrmacht, Ribbentrop
            consegnò agli italiani una lettera di Hitler, che in sostanza era una lista di ordini:
            disarmare i cetnici, ordinare ai comandi militari di cooperare con le autorità dello
            Stato Indipendente Croato, prendere parte alle imminenti operazioni sotto comando
            tedesco per distruggere il movimento partigiano. Mussolini accettò l’idea di disar-
            mare i cetnici, criticò la politica di violenta nazionalizzazione operata dai croati,
            ma non assecondò Ambrosio nel far capire ai tedeschi che senza i cetnici gli italiani
            avrebbero dovuto ridurre il proprio controllo sul territorio e, in ultima analisi, la
            propria efficienza operativa .
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               Il pomeriggio del 28 febbraio una comunicazione all’ambasciata tedesca di Roma
            proveniente dalla Wolfschanze, il quartier generale di Hitler in Prussia Orientale, vie-
            ne intercettata dagli italiani. Essa chiariva definitivamente quel fosse l’intenzione dei
            tedeschi in vista della prossima operazione e quale conto facessero dei loro alleati:
                     “Il Fuhrer è deciso a sterminare, in tutti i settori, gli alleati di tale
                  Mihailowich (sic). Se per l’azione non è possibile ottenere truppe italiane,
                  allora l’effettueranno da sole quelle germaniche, appoggiate da unità cro-
                  ate e bulgare. Il Fuhrer esige che tale suo punto di vista sia sostenuto con
                  estremo rigore […]. È bene che si sappia che non ci sono chiacchiere […].
                  Ciò anche in considerazione delle decisioni prese dal Duce. Aggiungo che
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                  il Fuhrer è molto arrabbiato” .
               Dall’ambasciata cercano di spiegare che gli italiani oppongono delle difficoltà:
                     “Questa mattina è avvenuto un colloquio fra i generali von Warlimond
                  (sic) e Ambrosio, ma non si sono messi d’accordo sulle questioni di carat-
                  tere militare. Ambrosio presenterà la situazione nel pomeriggio di oggi al
                  Duce e von Warlimond a von Ribbentrop” .
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               Dall’altra parte nessuna concessione.



            25  L. MONZALI, La difficile alleanza con la Croazia ustascia, cit., p. 122.
            26  AUSSME, Fondo H-5, B. 5, Intercettazione, foglio 0271.
            27  Ibidem.

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