Page 91 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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I rapporti con l’alleato tedesco


                      “È necessario che il nostro Ministro degli Esteri conosca il telegram-
                   ma del Fuhrer, diretto a von Warlimond. Non ci sono compromessi perché
                   egli è deciso a sterminare il centro nemico che è stato colà coltivato. La
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                   nostra azione inizierà entro breve tempo” .
                Ambrosio convocò Roatta il 9 febbraio per comunicargli le istruzioni ultimative
             dei tedeschi, cui bisognava obtorto collo addivenire. Il comandante della 2ª Armata
             si disse favorevole ma, aggiunse, il disarmo doveva avvenire “con oculata gradua-
                                                                               29
             lità”, formula anodina dietro la quale stava l’intenzione di prendere tempo .
                I nuovi orientamenti della condotta della guerra tedesca vennero ribaditi al recal-
             citrante alleato italiano a Salisburgo nell’aprile del 1943, in uno di quegli incontri sal-
             tuari ai quali Mussolini si lamentava di essere “chiamato col campanello” dal fuhrer.
                 L’incontro, tenuto nel castello di Klessheim l’8 aprile 1943, segnò la frattura
             fra la politica della Germania e quella dei suoi satelliti. In quella occasione tutti i
             motivi di contrarietà mostrati dagli italiani, che trovavano peraltro ampia sponda
             nelle opinioni di ungheresi e bulgari, vennero ignorati dai tedeschi.
                Secondo Mario Luciolli, giovane addetto all’ambasciata di Berlino, gli italiani
             non si limitarono alle rimostranze sulla situazione croata ma criticarono l’incapa-
             cità tedesca di dar vita ad un progetto politico per ottenere la collaborazione dei
             popoli conquistati e le pecche di una politica volta al solo sfruttamento dei paesi
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             occupati . Era una perorazione a favore dell'alleanza italiana con i cetniĉi, ma non
             solo. Commenterà Luciolli nelle sue memorie: «L’Europa intera si rivolta di fronte
             al tentativo egemonico della Germania, condotto con tanta bestialità» .
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                I tedeschi non dettero segno di considerare le rimostranze degli alleati. Nel cor-
             so dell’incontro, Ribbentrop esortò ancora aspramente ad una decisa azione contro
             i partigiani serbi, in difesa dei quali gli italiani si erano appena spesi. Bastianini
             ne ricavò la convinzione che l’ostinazione anti-serba dei tedeschi, spinta ben oltre
             il ragionevole, fosse l’ennesima mossa di un complotto per costringere l’Italia ad
             isolarsi dai suoi unici alleati nella regione.
                Basti a dire del clima di sfiducia che ormai regnava fra le parti, che l’italiano so-
             spettava persino che nell’accordo fra tedeschi e croati ai danni degli italiani fossero
             implicati persino i partigiani titini, sospetto per altro almeno in parte confermato
             dai colloqui effettivamente avvenuti a Zagabria fra emissari partigiani e ufficiali
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             tedeschi alla fine del 1942 .
             28  Ibidem.
             29  AUSSME, Fondo M-3, B. 20, fasc. 11, fasc. 11, “Rapporti trasmessi R. Missione Militare in
                Croazia circa l’atteggiamento dei CETNICI in Jugoslavia e sviluppo della situazione in Cro-
                azia dopo il 25 luglio”. “Colloquio con l’Eccellenza Roatta”. P. 3.
             30  M. MAZOWER, L’Impero di Hitler,  p. 343.
             31  Ivi, p. 378.
             32  G. Volevo fermare Mussolini, cit., p. 303.

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