Page 96 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Il Regio Esercito in Croazia. 1941-1943. Stategie di occupazione e politica delle nazionalità
Il generale Piéche scriveva in uno dei numerosi pessimistici rapporti a Roma il
19 maggio 1943:
“I tedeschi premono fortemente sulle nostre autorità per ottenere il
disarmo dei cetnici. Questa pretese, se realizzata, come purtroppo lo sarà,
oltre crearci un serio imbarazzo d’ordine morale […] produrrà un peg-
gioramento sulla situazione militare in tutto il settore ex-jugoslavo, in
quanto i cetnici finiranno con l’aderire, loro malgrado, per reazione, alle
formazioni partigiane”.
E concludeva con una nota di realismo che era un invito a lasciare i tedeschi a sbro-
gliare la matassa croata che essi stessi, coi loro errori, avevano reso irrisolvibile:
“D’altro canto, poi, se i tedeschi tendono, esigendo il disarmo cetnico,
a diminuire la nostra capacità di resistenza nelle zone interne e conse-
guentemente sostituirsi a noi, come infatti sta avvenendo, penso che dato
il corso degli avvenimenti, non faremmo male a contentarli limitandoci a
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presidiare saldamente la zona costiera” .
episodi di collaborazione fra tedeschi e cetnici al 18 gennaio del 1943. “Collaborazione dei
“cetnici” con i tedeschi”. Analoga informazione veniva fornita dal generale Carlo Re, capo
della Missione Militare a Zagabria il 2 marzo. AUSSME, Fondo M-3, B. 20, fasc. 11, “Rap-
porti trasmessi R. Missione Militare in Croazia circa l’atteggiamento dei CETNICI in Jugo-
slavia e sviluppo della situazione in Croazia dopo il 25 luglio”.
48 AUSSME, Fondo M-3, B. 19, fasc. 8, “Relazioni del Generale Piéche sulla situazione in Ser-
bia e Croazia presentate al Ministero degli Affari Esteri”.
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