Page 84 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Il Regio Esercito in Croazia. 1941-1943. Stategie di occupazione e politica delle nazionalità
vago ma più persistente nella politica espansionista del fascismo. Già da tempo
l’Italia, delusa a Versailles nelle proprie aspirazioni di egemonia sull’Adriatico, si
era posta come “protettore” delle piccole nazionalità uscite sconfitte dalla Prima
Guerra Mondiale, Ungheria, Bulgaria e, fino al 1937 l’Austria, sostenendone, sia
pure con circospezione, le istanze di revisione dei trattati del 1919.
Tale politica, detta appunto “revisionista”, si era sempre scontrata tuttavia con
l’esistenza di un sistema di alleanze garantito dalla Francia e dalla Gran Bretagna,
detto la “Piccola Intesa”, che univa Romania, Cecoslovacchia e Regno di Jugosla-
via, proprio contro ogni possibilità di modificare l’equilibrio dell’Europa orientale
e meridionale.
In particolare, la rivalità italiana si esercitava nei confronti della Jugoslavia per-
cepita quasi come un redivivo impero asburgico “in sedicesimo” posto dai francesi a
sbarrare il cammino dell’Italia verso l’egemonia nei Balcani.
L’invasione tedesca del 1941 aveva messo fine all’esistenza della Jugoslavia,
ma ciò non era coinciso con l’affermazione italiana nella regione. Il fatto stesso che
il principale antagonista italiano nell’area non fosse stato sconfitto dall’Italia, ma lo
fosse stato in sostanza dalla Germania, poneva Roma, una volta di più, in condizio-
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ne sfavorevole al tavolo della pace .
Per uno scherzo del destino, si ripeteva nel 1941 la medesima situazione creatasi
a Versailles nel 1919: lo stato nemico sconfitto, allora l’Austria-Ungheria ora la
Jugoslavia, veniva disgregato e al suo posto subentrava uno stato, allora la Jugo-
slavia ora lo Stato Indipendente Croato, che sconfitto non si considerava e che anzi
accampava, su di un piede di quasi parità, rivendicazioni conflittuali con quelle
italiane. Inoltre, così come a Versailles, le potenze arbitre del momento, allora gli
Stati Uniti e la Francia ora la Germania, tendevano a sostenere il nuovo alleato con-
tro il vecchio. Ancora una volta l’Italia si trovava nella situazione di socio povero
dell’alleanza, pieno di problemi e costretto a strepitare perché le sue pretese venis-
sero riconosciute. Annoterà di lì a poco il Governatore della Dalmazia Bastianini:
“Avviene alle nazioni, quando le loro fortune cominciano a declinare,
quel che accade agli uomini in dissesto, che nessuno ha tempo e voglia di
ascoltare i loro lamenti e le loro domande proprio nel momento in cui essi
non possono fare altro che lamentarsi e avanzare richieste, perciò è ne-
cessario se si hanno delle ragioni da far valere non aspettare il momento
tragico nel quale suonano come invocazioni disperate di uno che non ha
più la forza di reggersi” .
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5 ALBERTO BECHERELLI, Italia e Stato Indipendente Croato (1941-43), Roma, Edizioni
Nuova Cultura, 2012, pp. 98-101.
6 G. BASTIANINI, Volevo fermare Mussolini, cit., p. 173.
84 Capitolo quinto

