Page 251 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie                                              251



               Dante nella Divina Commedia scrive “non è pileggio da picciol barca /quel
               che fendendo va l’ardita prora” Paradiso XXIII Canto vv. 67-68); sempre
               nei portolani si trova il termine marinaresco medievale italiano di navi-
               gazione “per starea”, indicante il cabotaggio sotto costa dal greco “sterea
               ghe” (“la terra ferma”). Il più antico portolano medievale conosciuto ripor-
               tante il Mediterraneo è l’italiano “Compasso de navigare” probabilmente
               della metà del 1200, in cui il termine “Compasso” deriva dal verbo latino
               “compassare” cioè “misurare a passi”. Per concludere sui portolani, si può
               ricordare il “codice Valedemar” realizzato per le rotte dalla Scandinavia
               alle isole del Nord Atlantico, che è il più antico a riportare le coste di tale
               parte dell’Atlantico, mentre il primo portolano francese sul Mediterraneo
               fu redatto nel 1485 e riprodotto a più riprese fino al 1643 ed è conosciuto
               come “le grant routier”.
                  Naturalmente a parte esistevano gli atlanti, ovvero la riunione di più
               carte. In particolare occorre parlare della bussola che - ricorda il Caddeo -
               è menzionata in una lettera scritta a Lucera di Puglia nel 1269, mentre una
               seconda volta è menzionata nell’inventario di bordo della nave di Messina
               “San Nicola” come “bussola de ligno”. L’origine della bussola è attribuita
               sia ai Cinesi che ai Vichinghi, perché sembra che essi per divertimento
               lanciavano a caso delle frecce magnetizzate, come si lanciano i dadi, e che
               queste frecce “magicamente” si orientavano verso nord. Altri dicono che
               la bussola attraverso i Cinesi passò agli Arabi  e che da questi ultimi sia
               passato ai marinai di Amalfi. Probabilmente la bussola deriva dalla pisside
               nautica (pixidis nautica) ovvero un vasetto d’acqua al cui interno vi era una
               cannuccia nel cui estremo era infilato un ago di ferro magnetizzato oppure
               di magnetite (che è un minerale di colore azzurro chiamato infatti “ada-
               mantinus”) galleggiante sull’acqua del vasetto. Il difetto di tale strumento
               era che se in navigazione il mare non fosse stato calmo, la forza meccanica
               delle onde vinceva quella magnetica, di talchè l’ago cominciava a girare
               all’impazzata. Per rimediare a tale inconveniente alcuni marinai scopriro-
               no che il legno chiaro e pesante dell’albero di bosso limitava di molto tali
               interferenze sicchè pensarono di inserire tale strumento non più in acqua
               bensì a secco con un perno metallico poggiato al centro di tale ago: il tutto
               chiuso dentro una scatola di legno di bosso da cui il nome di “bossolo”,
               diventato l’attuale bussola. Anche l’astrolabio era conosciuto dai marinai
               italiani, così come le “Toleta de Martelojo”, ovvero un tavolato diviso in
               quattro colonne che davano il seno, il coseno, la tangente e la secante, per-
               mettendo così la navigazione con semplici calcoli geometrico-algebrici.
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