Page 108 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 108

106                              Missione in siberia

                 linea un ingegnere statunitense, Johnfrank Stevens, assistito da una squadra di
                 tecnici provenienti da tutti i paesi dell’Intesa .
                                                          191
                    Le stazioni della ferrovia fino al Bajkal erano presidiate dai contingenti giap-
                 ponese e americano, mentre al di là di questo erano affidate ai francesi, ai britan-
                 nici, ai canadesi, e ad alcuni reparti di ex-prigionieri polacchi, serbi e romeni.
                    Come si è detto L’autorità sulle truppe alleate al di là del Bajkal era delegata
                 al generale francese Janin, comandante delle truppe cecoslovacche, mentre per
                 la zona dal Bajkal al Pacifico essa rimaneva direttamente esercitata dal generale
                 giapponese Otani, i cui rapporti con i rappresentanti alleati, pur formalmente
                 cordiali, furono improntati alla diffidenza.
                    I giapponesi agirono del resto fin dal primo momento come gli arbitri della
                 situazione. Essi favorivano le attività dei signori della guerra come Semenov
                 ed incoraggiavano le divisioni fra i diversi gruppi antibolscevichi per allargare
                 la propria occupazione della Provincia dell’Amur e della Provincia Marittima
                 con il pretesto del mantenimento dell’ordine, escludendo dalle operazioni i con-
                 tingenti alleati.
                    Questi ultimi peraltro non mostravano una grande comunanza di intenti. Gli
                 Stati Uniti si trovavano in Siberia principalmente per controllare le mosse dei
                 giapponesi, e si disinteressarono apertamente delle questioni russe. Britanni-
                 ci, cecoslovacchi e francesi perseguivano a loro volta scopi separati. Londra
                 appoggiava il Governo di Omsk e tentava di puntellarlo nel limite delle pro-
                 prie possibilità, la Francia ne diffidava e aveva come principale strumento della
                 propria politica in Estremo Oriente la Legione Cecoslovacca. Al di là dell’av-
                 versione dei suoi vertici militari per il bolscevismo, l’obbiettivo di Parigi rima-
                 neva soprattutto quello di ricondurre i cechi in Europa; essa era stata parteci-
                 pe dell’impresa unicamente nella speranza di poter aprire un fronte contro la
                 Germania da est. Qualora fosse svanita questa possibilità, l’obbiettivo sarebbe
                 stato uscire dall’avventura siberiana senza danni.
                    In questo contesto difficile il Capo della Missione militare italiana Filippi di
                 Baldissero si mosse fin da principio con estrema cautela. La posizione italiana
                 nei confronti del Governo di Omsk era assai vicina a quella britannica, e gli
                 stessi legami stretti dagli ufficiali della Missione Militare Speciale fin dai primi
                 mesi del 1918 con gli ufficiali bianchi portavano l’Italia a sostenere in seno al
                 Consiglio Interalleato un più forte appoggio ai russi. Tuttavia tanto le reticenze
                 della politica interna in Italia, dove la partenza del contingente era stata tenuta
                 quasi segreta, sia l’ambiguità della posizione britannica in Siberia convinsero



                 191  Di questo comitato, che disponeva anche di una propria struttura informativa e di ampie risorse
                    finanziarie, fece parte per l’Italia anche il maggiore Menotti Garibaldi.


                                                                            capitolo quarto
   103   104   105   106   107   108   109   110   111   112   113