Page 114 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 114

112                              Missione in siberia

                 chi nell’estate. Il nuovo Commissario alla guerra Trockij aveva infatti impresso
                 una decisa riforma all’intero apparato militare della Rivoluzione immettendo
                 nei ranghi, sia pure sotto la sorveglianza dei commissari politici, centinaia di
                 ufficiali disoccupati o reduci dalla prigionia, ed affidando loro la ricostruzione
                 del nuovo esercito sovietico . A quanti criticarono questo provvedimento così
                                           195
                 lontano dalla prassi rivoluzionaria, Trockij ribatté: “Non si imparano gli scacchi
                 leggendo Marx, e tantomeno si fa la guerra facendo riferimento a lui” .
                                                                                 196
                    In una successiva circolare alle truppe il Commissario fu ancora più chiaro.
                       “Quegli ex generali zaristi che agiscono coscienziosamente nelle attuali
                       condizioni di difficoltà e nelle presenti circostanze sfavorevoli, nonostan-
                       te i loro punti di vista conservatori meriteranno il rispetto della classe
                       operaia infinitamente più di quegli pseudosocialisti che perseguono i loro
                       intrighi in angoli appartati” .
                                              197
                    C’era di che non credere ai propri occhi e alle proprie orecchie, ma alle paro-
                 le del leader bolscevico era sottesa una logica precisa, e guai a chi non le avesse
                 prese sul serio e subito.
                    Come accade spesso agli intellettuali antisistema, anche Trockij scoprì di
                 trovarsi magnificamente a proprio agio a comandare. Insediatosi con apparente
                 riluttanza a capo dell’Armata Rossa -“accettai solamente perché non c’era nes-
                 sun altro che potesse assumersi quel lavoro” - il rivoluzionario di professione
                                                          198
                 dimostrò di non essere lì per chiudere bottega, come aveva affermato assumen-
                 do il Commissariato agli Esteri .
                                              199
                    Al contrario che nella diplomazia, dove alle discussioni seguono i trattati
                 scritti e ai trattati scritti altre discussioni, in guerra ad un ordine firmato corri-
                 spondevano enormi risorse mobilitate e le vite di migliaia di uomini, e la cosa
                 era molto più confacente all’indole dell’uomo e alle sue ambizioni.
                    Malgrado non facesse che ripetere quanto lo disgustava accostarsi all’amaro



                 195  G. BOFFA, Storia dell’unione Sovietica, p. 121.
                 196  “I grandi principi più volte enunciati da Trockij, non lo portarono mai comunque ad una confu­
                    sione strategica fra politica e questioni militari. […] La dottrina militare, diceva, era questione di
                    conoscenza, di esperienza accumulata, non vi era spazio per le speculazioni ideologiche in quel
                    settore […]”. H. C. D’ENCAUSSE, Lenin, p. 282.
                 197  W. BRUCE LINCOLN, I bianchi e i rossi, cit., p. 151. Queste parole gli sarebbero costate care
                    dopo la guerra, quando si sarebbe aperta la lotta per il controllo del Partito, ma sul momento i
                    fatti gli dettero ragione.
                 198  LEONE TROZKI, La mia vita. Tentativo di autobiografia, Milano, Mondadori, p. 309.
                 199  Ivi, p. 301.


                                                                            capitolo quinto
   109   110   111   112   113   114   115   116   117   118   119