Page 116 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 terinodar, e quindi il Direttorio si riduceva effettivamente ai tre membri presenti
                 a Ufa, dei quali Boldryev era molto spesso assente per esigenze militari . Do-
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                 vendosi consultare per ogni decisione importante, i cinque erano praticamente
                 sempre attaccati al telegrafo.
                    Il generale Horvath venne riconosciuto come rappresentante del Governo a
                 Vladivostok con la carica di Commissario per le provincie dell’Amur e della
                 Marittima. Il generale accettò questa formale soggezione al Governo di Omsk,
                 ma continuò ad usare il titolo zarista di Governatore e proseguì ad eseguire le
                 istruzioni del generale Otani.
                    Meno facile fu ottenere l’accordo con i comandanti dell’Armata dei Volonta-
                 ri. Il debutto del nuovo governo in questo campo fu poco accorto. Nel tentativo
                 di stabilire un rapporto gerarchico con i generali Alekszjev e Denikin, il Diret-
                 torio indirizzò loro un messaggio ufficiale il 30 settembre in cui proclamava di
                 aver assunto i pieni poteri su tutta la Russia, annuncio a cui, unitamente a grandi
                 elogi, faceva seguire una serie di dettagliate istruzioni operative, e si riferiva a
                 loro chiamandoli “esausti generali”, come a far intendere un prossimo colloca-
                 mento a riposo .
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                    Come era facile aspettarsi tanto Denikin che Alekseev, che con la loro Armata
                 dei Volontari erano la principale forza militare bianca a occidente degli Urali,
                 non si dettero per inteso di obbedire agli ordini di un improvvisato parlamento,
                 composto di uomini a loro sconosciuti e del tutto ignari della situazione militare.
                    Né il Governo Panrusso di Omsk disponeva dell’autorità di imporsi. Appena
                 costituito, esso si dimostrò diviso: diviso fra quanti volevano un assetto federale
                 e fra quelli che volevano ripristinare l’antico centralismo, fra i fautori di un ac-
                 cordo con i monarchici e i repubblicani intransigenti, fra i socialisti e i liberali.
                    La divisione più perniciosa, e la meno visibile, era però quella tra gli espo-
                 nenti del governo filo-francesi, che ricevevano fondi da Parigi, e i filo-britan-
                 nici, che li ricevevano da Londra. Parve che alla fine fossero questi ultimi ad
                 esercitare l’influenza maggiore, e prova ne fu il fatto che il Governo di Omsk
                 venne ufficialmente riconosciuto dalla Gran Bretagna ma non dalla Francia. I
                 cecoslovacchi, il cui Consiglio nazionale era molto legato a Parigi, si regolaro-
                 no di conseguenza . La principale forza militare della crociata anti-bolscevica
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                 si allontanava così dal governo che avrebbe dovuto coordinarne gli sforzi.


                 205  W. BRUCE LINCOLN, I bianchi e i rossi, cit., p. 207.
                 206  M. GREY, J. BOURDIER, Le armate bianche. Russia 1919-1921, p. 193.
                 207  Il comandante delle truppe ceche, il generale francese Janin, era poi in pessimi rapporti con
                    l’Ammiraglio, da lui chiamato “un invenzione inglese”. M. GREY, J. BOURDIER, Le Armate
                    bianche, cit., pp. 212­213.


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