Page 120 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 una specie di sistema medievale o feudale di vassallaggio che poco conto face-
                 va del potere supremo” .
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                    In questa situazione era assai difficile pensare da parte del Governo di Omsk
                 ad una mobilitazione efficiente delle risorse, ed era prevedibile che soprattutto
                 gli ufficiali più giovani di ritorno dal fronte aspirassero ad un cambiamento
                 radicale. Nacque così un complotto per abbattere il governo para-democratico
                 del Direttorio e sostituirlo con un dittatore militare. La scelta cadde dunque su
                 Kolchack, “il cui nome”, come scriverà Bazzani, “non era inviso, ma ignoto”.
                    Il 9 novembre l’Ammiraglio aveva iniziato come Ministro della Guerra un
                 giro di ispezioni al fronte, lì dove si era arrestata l’offensiva nemica nell’ottobre
                 1918. Nel complesso poté dirsi rincuorato e preoccupato allo stesso tempo. Se
                 si confermavano le inefficienze e la corruzione già assai diffuse ad Omsk, allo
                 stesso tempo molti ufficiali, alcuni giovanissimi, a dispetto di tutto mantene-
                 vano fede nella vittoria e, allo stesso tempo, constatò che i fenomeni di indi-
                 sciplina manifestatisi fra le truppe nel settembre erano diminuiti, anche grazie
                 al ripristino della pena capitale, misura contro cui i socialisti del Governo di
                 Samara si erano battuti all’estremo .
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                    Nell’esaminare lo stato delle truppe, Kolchack rimase contrariato dall’azio-
                 ne fin lì svolta dal del Governo, contro il quale non aveva fatto che sentire gravi
                 accuse da parte degli ufficiali al fronte. Soprattutto, sospettava che i social-
                 rivoluzionari, pentitisi di aver rotto l’alleanza coi bolscevichi, volessero com-
                 piere un’ennesima piroetta e schierarsi nuovamente al loro fianco e minassero
                 intenzionalmente dall’interno il Governo di Omsk.
                    Proprio in quei giorni il mondo era peraltro assorto in ben altri eventi. In
                 Europa, cinque giorni dopo la capitolazione dell’Austria il 3 novembre, an-
                 che la Germania chiedeva un armistizio, mentre a Berlino veniva proclamata la
                 Repubblica ed il Kaiser fuggiva in Olanda. Quattro giorni dopo a Compiegne
                 veniva firmata la fine delle ostilità.
                    Le cose erano a questo punto in Siberia quando, lo stesso 13 novembre, i
                 bolscevichi, dopo la capitolazione della Germania, dichiararono nullo il trattato
                 di Brest Litovsk, e chiamarono il popolo russo alla guerra di liberazione dei
                 territori invasi dagli stranieri. Nel momento dell’emergenza il potere sovietico
                 impugnò, e non per l’ultima volta, la bandiera del nazionalismo grande-russo,
                 ed i soldati dell’Armata rossa tornarono a marciare cantando gli slogan rivolu-
                 zionari sulle note dei vecchi inni zaristi.
                    Di fronte a questa rinnovata pressione, ad Omsk un gruppo di ufficiali guida-

                 214  G. BAZZANI, Soldati italiani nella Russia in fiamme, p. 264.
                 215  H. C. D’ENCAUSSE, Lenin, pp. 280-283.


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