Page 124 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    La fine della guerra in Europa era arrivata in gran parte inaspettata e ave-
                 va oscurato, comprensibilmente, le notizie da Omsk. Quasi tutti davano per
                 scontato che una campagna del 1919 sarebbe stata necessaria per piegare gli
                 Imperi Centrali ed invece il collasso del fronte interno e le ribellioni dei soldati
                 al fronte costrinsero rapidamente alla resa Vienna e Berlino nei primi giorni del
                 novembre 1918.
                    “Un  gran  senso  di  stanchezza  scese  su  tutti”,  ricorda Winston  Churchill,
                 e all’euforia si sostituì ben presto la percezione delle grandi difficoltà che la
                 pace avrebbe presentato: il ritorno dei reduci, la ricostruzione, la riconversione
                 dell’industria, le trattative di pace.
                    In tutto ciò, la guerra civile russa e le sue vicende persero di importanza. Con
                 la resa della Germania infatti era venuta meno la ragione principale dell’inte-
                 resse alleato: evitare che essa potesse diventare il magazzino di guerra della
                 Germania. Molti, a cominciare dai cecoslovacchi, cominciarono ad attendere
                 solo il momento giusto per tornare a casa.
                    Questo calo di interesse per la Russia si verificava, però, proprio nel momen-
                 to in cui la vittoria rendeva disponibili i porti europei e le ferrovie dell’Europa
                 orientale, cosa che avrebbe reso concretamente fattibile l’idea di abbattere il
                 potere bolscevico attraverso un appoggio deciso alle forze bianche.
                    L’Intesa aveva anche trovato nei mesi precedenti nel generale Anton Denikin
                 l’interlocutore ideale per la sua strategia nella Russia Europea. Capo di una ete-
                 rogenea armata contro-rivoluzionaria, l’Esercito dei Volontari, che controllava
                 il territorio fra il nord del Caucaso, la Crimea e l’Ucraina meridionale, Denikin
                 poteva essere rifornito facilmente dai porti di Sebastopoli e Novorossijsk, dove
                 una flotta anglo-francese gettò l’ancora il 23 novembre, sbarcando, oltre a con-
                 sistenti rifornimenti, il generale Pool, che annunciò pubblicamente l’appoggio
                 franco-britannico alla guerra dei Volontari .
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                    Quale politica sarebbe stata adottata con la Russia sarebbe dipeso dalle de-
                 cisioni che i Paesi vincitori avrebbero preso a Versailles, dove già convenivano,
                 alla fine del novembre 1918, i loro rappresentanti.
                    Instancabile patrocinatore dell’intervento alleato era stato fino a quel mo-
                 mento il principe L’vov, il capo del primo governo post-zarista delle Russia nel
                 1917. Liberato dal carcere dove era stato rinchiuso fin dal colpo di stato bolsce-
                 vico, L’vov si era dato ad una peripatetica opera di convincimento dei governi
                 dell’Intesa sulla necessità di impedire al bolscevismo di conservare il potere.



                 223  O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., p. 689.


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