Page 123 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 123
Gli irredenti fra Omsk e Versailles 121
“idealista puro, ciecamente dedito al dovere e all’idea di servire la Russia
[…]. Non ha la minima idea della dura realtà della vita e vive di illusioni
e ideali riflessi. Non ha progetti suoi, né alcun sistema né volontà propria:
è come cera molle che i suoi consiglieri e i suoi intimi posso plasmare a
piacere” .
221
Anche in politica interna l’Ammiraglio debuttò con alcune mosse contrad-
dittorie. Dopo aver esiliato i membri del Direttorio, procedette a processare gli
ufficiali autori del colpo di Stato che lo aveva innalzato al potere, salvo poi as-
solverli quando vennero addotte le prove del presunto precedente colpo di stato
social-rivoluzionario di Rogosky. Il processo non piacque ai militari, che vi vi-
dero una certa ingratitudine, e la sentenza non piacque alle forze democratiche,
che ritennero Kolchack una espressione del vecchio reazionarismo zarista e lo
accettarono, o meglio lo subirono, solo perché non erano in grado di opporglisi.
Almeno al momento.
Per rassicurare gli Alleati e l’opinione pubblica sulla continuità del proprio
Governo con quello precedente, Kolchack confermò poi 8 ministri su 14 del
predente gabinetto, ma volle creare un Consiglio Particolare del Comandante
Supremo, composto tutto da reazionari, che in pratica accentrò tutte le funzioni
del Governo e vi si sovrappose annullandone l’azione .
222
L’unica potenza favorevole era la Gran Bretagna, la quale era però poco in
grado di aiutarlo concretamente, alle prese come era con una grave crisi finan-
ziaria e sociale.
La posizione italiana era piuttosto indecisa: se a Vladivostock Filippi di Bal-
dissero e Manera, erano favorevoli alla collaborazione con il nuovo Governo,
Roma era assai perplessa: combattere a fianco di un dittatore rendeva ancor più
imbarazzante politicamente la spedizione in Siberia, sulla quale si preferiva
mantenere il maggiore riserbo possibile. Oltretutto, nessuno in Italia aveva mai
sentito nominare prima questo marinaio venuto a governare la più immensa
distesa di terra del Globo.
Mentre l’Ammiraglio tentava di dare forma al proprio potere e i comandi
Alleati in Russia cercavano una intesa con lui, in Europa i vincitori della guerra
si davano intanto convegno a Versailles, dove i destini dei paesi travolti dal con-
flitto sarebbero stati decisi nel corso della più grande conferenza diplomatica
dai tempi del Congresso di Vienna.
221 O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., p. 704.
222 G. BAZZANI, Soldati italiani, p. 269.

