Page 136 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    Più ad est, la Manciuria settentrionale, la Provincia marittima e l’Amur era-
                 no occupate dai contingenti americano e giapponese, entrambi alle prese con la
                 guerriglia bolscevica.
                    Mentre le forze bianche nella Russia europea esercitavano la propria autorità
                 su zone relativamente circoscritte e periferiche del territorio dell’ex-impero za-
                 rista (Yudenich in Livonia, Denikin nel Kuban, il Governo Democratico russo
                 ad Archangelsk), il Governo Panrusso di Omsk amministrava una regione va-
                 stissima dagli Urali al lago Bajkal, ma il suo reale controllo su questo territorio
                 era molto incerto.
                    In Siberia tutto dipendeva dal controllo della ferrovia. Sulla ferrovia viaggia-
                 vano i soldati per il fronte, i rifornimenti da Vladivostok, le merci provenienti o
                 destinate in Europa e negli Stati Uniti. La ferrovia era anche l’unico mezzo per
                 raggiungere o lasciare la Siberia, a meno di voler affrontare mesi di viaggio in
                 mezzo alle foreste, alle steppe e alle montagne inaccessibili dell’Asia centrale.
                    Non è sorprendente quindi che in ogni città la stazione fosse l’obbiettivo più
                 importante assieme all’ufficio post-telegrafico e ai magazzini militari, ed era
                 infatti sul controllo delle stazioni che si basava tutta la strategia dell’intervento
                 Alleato in Siberia.
                    In ogni città era presente una congerie molto varia di forze militari che com-
                 prendevano reparti cecoslovacchi, milizie dei soviet locali social-rivoluzionari,
                 talvolta piccoli contingenti agli ordini di ufficiali zaristi. In alcune città ai ce-
                 coslovacchi si sostituivano o si affiancavano anche forze dei vari contingenti
                 alleati, scarse di numero e che raramente si allontanavano dall’oggetto della
                 loro custodia: i treni carichi e i magazzini delle stazioni.
                    Stabilito che il territorio fra il Bajkal e il Pacifico fosse affidato ai giappone-
                 si, il Comando interalleato di Vladivostok aveva ripartito il restante territorio
                 siberiano in settori, corrispondenti ai vari tratti della Transiberiana, ed ogni set-
                 tore sarebbe stato affidato ad un contingente, basato nella principale stazione.
                    La regione cui gli italiani furono destinati era quella di Krasnojarsk, il terzo
                 grande centro che la Transiberiana incontrava dopo Omsk e Tomsk nel suo cam-
                 mino verso est, e capoluogo di una vasta provincia dove operavano forti gruppi
                 di partigiani bolscevichi.
                    Ma dove si trovava sul finire dell’autunno 1918 il contingente italiano rior-
                 dinatosi in Cina?










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