Page 139 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La Siberia itaLiana                        137
                      L’episodio, anche se non tutti i dettagli corrispondono forse alle realtà, mo-
                   stra bene quale fosse il clima che regnava fra i giapponesi e gli altri contingenti.
                   Come molti soldati ebbero del resto modo di constatare in altre occasioni, gli
                   occidentali erano ovunque estremamente impopolari. E non solo fra i giappo-
                   nesi .
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                      Molto migliore fu l’accoglienza ad Harbin, dove stazionava anche una guar-
                   nigione americana il cui comando festeggiò l’arrivo degli italiani il 25 ottobre,
                   invitandoli alla proiezione di un film nei propri acquartieramenti. L’evento, una
                   distrazione insperata nel cuore della Manciuria, fu reso ancora più lieto della
                   scoperta che del reggimento statunitense facevano parte anche molti italo-ame-
                   ricani .
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                      Meno piacevole fu il resto del viaggio, compiuto in un clima sempre più ri-
                   gido, in vagoni non riscaldati dove la temperatura media era di 3° sotto lo zero.
                   Uno dei soldati ammalatosi poco dopo la partenza, morì di polmonite nel corso
                   del viaggio. Questo triste avvenimento fu una avvisaglia di come l’inverno si-
                   beriano sarebbe stato un nemico più pericoloso dei bolscevichi.
                      Durante il viaggio gli italiani incontrarono alcuni convogli di prigionieri ros-
                   si catturati dai cecoslovacchi. Quando qualcuno degli italiani accennò ad avvi-
                   cinarsi ai vagoni per gettarvi un pezzo di pane, subito intervennero le guardie
                   ceche a sbarrare il passo: tornassero ai vagoni e si curassero dei fatti loro.
                      Ricorda ancora Perrone: “Dunque non bisogna darci nulla ci sono le sen-
                   tinelle[.] Ciechi, Slovacchi non [g]li vo[g]liono farci passare nulla e se qual-
                   cheduno si affaccia allo sportello di quei vagoni se non si ritira subito [h]anno
                   ordine di spararci” .
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                      Il 4 novembre arrivò sui vagoni la notizia della resa dell’Austria-Ungheria.


                       vizio in Asia fu autore di un diario che, sia pure in un italiano piuttosto accidentato, fornisce una
                       inedita prospettiva delle vicende del Corpo di Spedizione in Estremo Oriente dalla parte dei sol­
                       dati. AUSSME
                   240  Né questo potè dirsi il solo episodio di ostilità dei giapponesi nei confronti degli italiani. Scrive­
                       va Fassini Camossi a Roma: “Fin dal mio arrivo a Tientsin avevo notato con molta sorpresa da
                       parte dei giapponesi verso gli Alleati in generale e gli italiani in particolar modo durante il nostro
                       soggiorno a Tientsin una sistematica sorda ostilità, che andò mano a mano aumentando fino a dar
                       luogo a fatti incresciosi di cui i giapponesi erano sempre i provocatori. Ad Harbin le cose giun­
                       sero ad un punto per il contegno provocante dei giapponesi che tentarono di ostacolare in tutti i
                       modi la nostra partenza per la Siberia da dover ricorrere al fatto di armare le compagnie pronto a
                       far eseguire con la forza l’ordine di partenza”. Lettera del col. Fassini Camossi al ten. col. Filippi
                       di Baldissero del 31 ottobre 1919, p. 1. AUSSME, F­3, B. 272.
                   241  G. BAZZANI, Soldati italiani, cit., p. 258.
                   242  L­3, B. 198, fasc. 6., pp. 15­16.
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