Page 137 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                                                 KrasnojarsK
                      Il 3 settembre 1918 il tenente colonnello Fassini Camossi aveva preso il
                   comando del Distaccamento Irredenti a Tien Tsin. Piemontese di origini ma
                   toscano di adozione, formale nel tratto, Fassini era il tipico ufficiale di cavalle-
                   ria di nobile famiglia a vocazione militare. Combattente ad Adua e poi contro i
                   Boxer, ferito in Libia, Fassini si era distinto nella guerra mondiale come ufficia-
                   le di collegamento con il contingente britannico in Italia ed era stato giudicato
                   l’uomo più adatto a guidare il contingente italiano in Siberia.
                      Dal momento del suo arrivo si preoccupò innanzitutto di amalgamare il re-
                   parto con le unità che lo avevano raggiunto dall’Italia. Non fu un compito da
                   poco. Fassini inquadrò irredenti e soldati giunti dall’Eritrea in due battaglioni di
                   fanteria, comandati da due maggiori giunti dall’Italia ma in cui in ogni compa-
                   gnia ad un comandante effettivo del Regio Esercito si affiancava un vice tratto
                   dagli ufficiali ex-prigionieri.
                      I due battaglioni indossavano una mostreggiatura di colore nero, e furono da
                   allora noti anche col nome di trentini neri, anche se non tutti provenivano dalla
                   provincia di Trento.
                       I carabinieri e la Sezione d’artiglieria restarono senza variazioni organiche,
                   alle dirette dipendenze del tenente colonnello Fassini Camossi.
                      Proprio gli artiglieri da montagna, peraltro, furono all’origine di una serie
                   di piccoli incidenti accaduti a Tien-Tsin prima della partenza per Krasnojarsk.
                      La sezione da 65/17 era composta da circa 170 artiglieri alpini. Questi ultimi
                   erano quasi tutti provenienti dalla provincia di Varese e l’origine comune, oltre
                   alla dura esperienza di combattimento sul fronte italiano, avevano conferito
                   loro una forte coesione ed uno spirito piuttosto aggressivo. In particolare, gli
                   alpini trovarono diverse volte modo di scontrarsi con i francesi dell’arsenale
                   presso cui essi stessi erano acquartierati. Il fatto di essere alloggiati con i fuci-
                   lieri vietnamiti, mentre i francesi avevano riservato a sé stessi gli alloggiamenti
                   migliori, non aveva facilitato i rapporti fra i due contingenti che erano talvolta
                   degenerati in canzonature e provocazioni fra i soldati, mettendo alla prova le
                   capacità diplomatiche del colonnello Fassini.
                      All’inizio dell’ottobre 1918 il Corpo di Spedizione dell’Estremo Oriente era
                   comunque ormai pronto alla partenza per la Siberia.
                      La sera prima della partenza da Tien Tsin, al termine di una serata di diver-
                   timenti nei locali presso il fiume, scoppiò una vera rissa fra soldati italiani e
                   transalpini in libera uscita, durante la quale il ricorso alle armi fu sfiorato.
                      All’incidente seguirono da parte del Comando italiano minacce di severe
                   punizioni, con la traduzione alle celle di rigore dei colpevoli. Data la partenza
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