Page 141 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La Siberia itaLiana                        139
                      La provincia di Krasnojarsk costituiva dunque una zona estremamente deli-
                   cata per le forze Alleate in Siberia, essa era infatti l’unica che i cechi e i bianchi
                   non avevano ancora bonificato. Fintanto che la città e le altre stazioni fossero
                   state presidiate, la linea ferroviaria poteva dirsi sicura, ma tale sicurezza si esau-
                   riva poche decine di metri oltre la strada ferrata e l’abitato.
                      Il governo bianco era rappresentato in città dal colonnello Rozanov, fedelis-
                   simo, almeno a suo dire, dell’Ammiraglio Kolchack, e fu appunto con Rozanov
                   che Fassini Camossi ebbe il suo primo contatto ufficiale a Krasnojarsk.
                      Non fu un approccio del tutto felice. Il russo fu prodigo di gentilezze con l’uf-
                   ficiale italiano, si disse contento del suo arrivo, ma precisò che per il momento
                   non si disponeva di alloggi sufficienti. Gli ufficiali avrebbero potuto sistemarsi
                   in alcune case private, una sede sarebbe stata predisposta per il comando, ma i
                   soldati avrebbero dovuto attendere ancora qualche giorno perché venisse data
                   loro una caserma. La prospettiva di tenere ancora gli uomini a patire il freddo
                   nei vagoni era impensabile, tuttavia Fassini Camossi scelse di mostrarsi acco-
                   modante. Avrebbe provveduto autonomamente a sistemare gli uomini in qual-
                   che modo, a patto che la caserma fosse consegnata presto.

                          “Per circa quindici giorni e con quella temperatura [-42°] dovetti prodigar
                         tutto me stesso per trovare caserme ove adattare i miei soldati, alloggio
                         per il comando e per gli ufficiali, mense, ospedaletto, forni, magazzini,
                         ecc.. Come Dio volle potetti far scendere la truppa dal treno e alloggiarla
                         convenientemente. Tutto questo in mezzo a difficoltà di ogni genere su-
                         scitate anche dai russi e dalle popolazioni piuttosto ostili a noi. Dovetti
                         usare molta energia e tatto per sistemare tutto” .
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                       Quando infine i locali furono consegnati, lo stabile fu trovato in pessime
                   condizioni, con le finestre sfondate, i luoghi sudici ed il tetto pericolante. Ne-
                   cessitarono molti lavori per poterlo rendere abitabile, ma alla fine il contingente
                   poté disporre di un quartiere tutto sommato confortevole, che comprendeva an-
                   che un circolo ufficiali ed un locale per sottufficiali e truppa nel quale si installò
                   uno spaccio per generi di conforto -zucchero, alcol, caffè- acquistati dall’inten-
                   denza italiana e rivenduti a prezzo di comodo ai soldati.



                   245  Secondo il capitano Bazzani la caserma venne consegnata dopo diversi giorni dopo, e solo dopo
                       la minaccia da parte italiana di sgomberarla manu militari. Nella sua relazione Fassini Camossi
                       non parla di aver impiegato un espediente tanto drastico. Egli Tuttavia fa un accenno eloquente
                       alle difficoltà incontrate per alloggiare gli uomini, dal quale è possibile dedurre che la versione di
                       Bazzani non sia del tutto inventata. Relazione del col. Fassini Camossi, Una spedizione ignorata,
                       p. 3. AUSSME, F­3, B. 272, fasc. 1.
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