Page 145 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Il battaGliOne samara
Al loro arrivo a Krasnojarsk, gli italiani avevano trovato di guardia alla sta-
zione un picchetto di loro connazionali . Indossavano divise russe, con panta-
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loni a sbuffo, camiciotto e berretto bianco-grigiastri. Sul berretto però era cucito
un tricolore di stoffa.
La presenza di questi soldati non era una sorpresa per il tenente colonnello
Fassini Camossi. Già prima della partenza da Tien-Tsin l’ufficiale era stato av-
visato della presenza a Krasnojarsk di un battaglione italiano, che vi era giunto
con la Legione Cecoslovacca.
La storia della formazione di questa Legione italiana è singolare, ma tutto
sommato non insolita per la Russia della Rivoluzione.
Come abbiamo visto, al momento della sollevazione dei reparti cechi nel
maggio precedente, essi avevano momentaneamente acquisito il controllo di
una vasta zona ad oriente del Volga, compresa la città di Samara. Nei pressi del-
la città esisteva uno di quei campi di prigionieri che il capitano Bazzani aveva
tentato di raggiungere nei primi mesi del 1918. I prigionieri italiani mandaro-
no una propria delegazione al console francese subito dopo l’arrivo dei cechi,
chiedendo di essere liberati e arruolati. Il console promise che avrebbe fatto il
possibile al proprio ritorno da Kazan, dove doveva recarsi per conferire con gli
ufficiali francesi che vi erano appena entrati alla testa dei legionari cechi.
A Kazan si trovava in quel periodo anche un tale Andrea Compatangelo, un
ragioniere originario di Benevento, o secondo altri di Napoli, che professava
idee socialiste e conduceva a Pietrogrado la professione di commerciante di
stoffe e, pare, di corrispondente occasionale per il giornale socialista Avanti.
Con ogni probabilità Compatangelo, era giunto nella regione assieme ai pa-
stai campani chiamativi anni prima dall’imprenditore tedesco Oskar Karlovic
Kenitzer, deciso a valorizzare l’ottimo grano locale. In quei decenni di tumul-
tuosa industrializzazione a Samara era nato nel 1880 anche un birrificio, ancora
oggi esistente, impiantato dall’austriaco Karl Ritter von Vacano e appartenente
al gruppo Carlsberg. Come il pastificio anche la fabbrica di birra era stata espro-
priata dai bolscevichi e i proprietari erano stati uccisi o erano fuggiti, lasciando
252 Severamente giudicato da ten. col. Fassini Camossi, il battaglione fu invece benevolmente ricor
dato nella Relazione Ufficiale dello Stato Maggiore L’Esercito Italiano nella Grande Guerra .
“A prescindere da tali difetti organici e nonostante alcune manchevolezze, questo piccolo contin
gente di volenterosi merita di essere ricordato perché in quelle gravi contingenze, anziché passa
re dalla parte bolscevica, sentì il dovere di unirsi alle truppe massimaliste per sostenere la causa
degli Alleati”. L’Esercito Italiano nella Grande Guerra, cit. p. 31.

