Page 144 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 di commercianti cinesi alla stazione di Tien-Tsin .
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                    L’episodio si era effettivamente verificato, ma il tono generale dell’articolo
                 e l’autorità del suo autore ne facevano un invito alla popolazione a non colla-
                 borare con gli italiani.
                    Convocato dal governatore, Lepkov venne costretto alla presenza del tenente
                 colonnello Fassini Camossi a scrivere una rettifica dell’articolo .
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                    La vittoria di novembre accrebbe decisamente l’autorità degli italiani, i quali
                 una volta arrivati furono in grado di imporsi con il credito acquisito con l’esse-
                 re stati pur sempre i primi nella guerra a costringere il proprio avversario alla
                 capitolazione.
                    Una delle prime condizioni che Fassini Camossi fu in grado di imporre al
                 comando russo in forza della propria accresciuta autorità fu l’allontanamento
                 da Krasnojarsk di due formazioni militari che erano state causa di incidenti con
                 i soldati.
                    Il primo era una reparto di ex-prigionieri serbi dell’esercito austro-ungarico.
                 Originari della Vojvodina e della Bosnia essi erano stati schierati sul fronte ro-
                 meno, e qui fatti prigionieri, o più probabilmente arresisi. Al momento dell’in-
                 vasione della Romania da parte degli Imperi Centrali, tali prigionieri vennero
                 trasferiti in Russia, dove molti si arruolarono in un reparto analogo alla Legione
                 Ceca, che come quest’ultima si era schierato con gli Alleati.
                    Terminata la guerra con l’Austria-Ungheria però, tali soldati presero un at-
                 teggiamento piuttosto ostile agli italiani, a causa delle note concessioni fatte
                 all’Italia sull’Adriatico dal Patto di Londra, concessioni che, ampiamente ingi-
                 gantite dalla propaganda bolscevica, confliggevano con le aspirazioni naziona-
                 listiche serbe di un “Regno degli slavi del sud”.
                    Essendo presente fra gli italiani una componente di originari della Dalmazia,
                 era piuttosto probabile che potessero nascere degli incidenti gravi che sarebbe
                 stato opportuno evitare. Il contingente serbo venne quindi trasferito.
                 Il  secondo  reparto  che  Fassini  Camossi  pretese  fosse  allontanato era  invece
                 composto, almeno per gran parte, da italiani, anche loro ex-soldati austriaci
                 fatti prigionieri, ma giunti a Krasnojarsk attraverso un seguito di avventure ben
                 differenti da quelle dei loro conterranei, e comandati da un personaggio piutto-
                 sto singolare.






                 250  AUSSME, F­3, B. 272, Manchuria Daily News del 23 ottobre 1918.
                 251  L'Esercito Italiano nella Grande Guerra, cit.


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