Page 143 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La Siberia itaLiana 141
Krasnojarsk mi misi subito in contatto telegrafico con lui annunciandogli
che “un grosso contingente di truppe italiane” (senza precisargli il nume-
ro esatto) si trovava colà per aiutare i fratelli russi ”.
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Il fatto che il Comandante Supremo russo venisse avvisato solo ora, e per
telegrafo, dell’arrivo di truppe straniere alleate, rivela molto della confusione
nella quale si svolgeva l’intervento e della fiducia che regnava fra questi strani
alleati che poco si parlavano e quando lo facevano si intendevano con difficoltà.
Kolchack dal canto proprio nutriva nei confronti degli Alleati, soprattutto
francesi e cechi, una profonda diffidenza, ma la soddisfazione con la quale sa-
lutò l’insediamento della guarnigione italiana dovette essere sincera. Benché
imprevisto infatti, esso rappresentava un aiuto insperato in una regione dove
l’attività dei partigiani bolscevichi era un flagello continuo per la Transiberiana
ed una minaccia per la stessa Krasnojarsk.
Nei dintorni della città esisteva infatti un campo di prigionieri con oltre 11.000
soldati austro-tedeschi, i quali vi erano custoditi con una certa elasticità di rego-
le. Molti prigionieri lavoravano nella città, venendo impiegati nei più disparati
mestieri, dagli insegnanti ai meccanici, dai giardinieri ai domestici . Il timore
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che una sommossa dei prigionieri potesse aiutare i bolscevichi a riprendere la
città non era infondato, data anche la poca affidabilità dei soldati della guarni-
gione e la presenza degli italiani forniva a questo riguardo una buona notizia.
Se l’Ammiraglio era dunque ben disposto, la popolazione locale e una parte
delle autorità russe subirono però la presenza italiana con malcelato malanimo.
Il governatore militare era prodigo di assicurazioni e di riguardi per gli ufficiali
italiani, ma non altrettanto lo era l’autorità civile, rappresentata dal procuratore
Lepkov, che la Relazione ufficiale italiana definisce “noto favoreggiatore della
parte della popolazione di più accese idee sovversive”.
Lepkov era un funzionario social-rivoluzionario, che senza troppo nascon-
derlo propendeva per una trattativa con i bolscevichi, ed affettò fin dai primi
giorni di non gradire la presenza degli italiani. Dalle pagine di un giornale loca-
le giunse persino a chiedere polemicamente cosa gli italiani fossero giunti a fare
in Siberia, citando anche un episodio ripreso a suo tempo dalla stampa cinese,
quando un gruppo di artiglieri italiani aveva compiuto delle prepotenze ai danni
248 Ivi, p. 5.
249 Si può immaginare la felicità dei soldati italiani nel constatare come molti di questi “prigionieri”
vivessero in condizioni assai più confortevoli di loro, costretti nei vagoni a quasi una settimana
dal proprio arrivo.

