Page 148 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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mo oriente stop Interessa conoscere entità e dislocazione forze impiegate
dal nemico et da alleati et in modo particolare azione nostro contingente
nonché precedenti battaglione irredenti comandato dal Capitano Compat
Angelo cui accenna V.S. stop” Generale Scipioni .
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A dispetto dello scetticismo da Roma, Filippi dal canto proprio accettava di
buon grado l’esistenza di questo drappello sorto autonomamente per richiesta
degli stessi irredenti, un reparto oltre tutto che, come capo della Missione Italia-
na in Russia, egli considerava soggetto alla propria autorità. L’ufficiale ordinò
dunque al Compatangelo di avviarsi a sua volta verso Krasnojarsk, e di attende-
re lì l’arrivo del contingente italiano, quindi avvisò Fassini Camossi che al suo
arrivo avrebbe trovato ad attenderlo un distaccamento di irredenti già temprato
dai combattimenti e pronto ai suoi ordini.
Facile immaginare la sorpresa di Fassini Camossi nel costatare al proprio
arrivo che la maggior parte dei volontari erano stranieri, che essi erano temuti in
città per la durezza dei loro sistemi, e che soprattutto essi obbedivano solamente
al loro comandante. Fassini Camossi, ufficiale di cavalleria ligio alle forme e
ai regolamenti, era forse la persona meno adatta ad intendersi con il vulcanico
Compatangelo ed il meno propenso ad accettare la sua pittoresca milizia per-
sonale.
L’ufficiale italiano decise rapidamente che il battaglione, che dal 4 novembre
aveva assunto il nome di Savoia, avrebbe dovuto lasciare la città al più presto,
prima che la sua indisciplina contagiasse i reparti regolari. Fassini proibì tassa-
tivamente ai soldati e agli ufficiali di frequentare i volontari di Compatangelo,
ed informò subito Filippi a Vladivostok della propria decisione di allontanarli e
mandarli a Vladivostok .
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Filippi ne fu costernato. Aveva sperato di poter ampliare il contingente italia-
no con una schiera di volontari combattivi e disciplinati, si trovava invece, al-
meno a giudicare dall’opinione di Fassini, alle prese con una ciurma di masna-
dieri, per lo più nemmeno italiani, che ora rischiava di trovarsi a Vladivostok.
Filippi rispose immediatamente a Fassini di prendere tempo e di risolvere la
situazione in loco. Si trattava, scrisse, pur sempre di uomini che si erano arruo-
lati senza costrizione, che erano stati esposti per molto tempo al clima rivolu-
zionario e per i quali si potevano trovare delle attenuanti. Provvedesse dunque
257 Telegramma 20101918. Ivi.
258 Ad alimentare l’avversione di Fassini era anche il fatto che una delle caserme che i russi avevano
tardato a consegnare al suo contingente era appunto quella occupata dagli uomini del Savoia i
quali avevano opposto ogni sorta di difficoltà ad abbandonare i propri acquartieramenti.
capitolo sesto

