Page 150 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 150
148 Missione in siberia
la leGiOne redenta dI vladIvostoK
Dal 2 settembre 1918, giorno in cui la Missione Militare Italiana si era inse-
diata a Vladivostok, la sua attività si era andata ampliando notevolmente. Oltre
a rappresentare l’Italia nel Consiglio Interalleato il tenente tenente colonnello
Filippi di Baldissero doveva infatti trasmetterne gli ordini, assieme alle istruzio-
ni giunte da Roma, al Comando del contingente a Krasnojarsk senza tralascia-
re di sovrintendere sia all’attività della Missione Speciale per i prigionieri del
maggiore Manera che a quella del “Distaccamento di Vladivostok”.
Quest’ultimo era composto da una piccola quota del Contingente italiano,
operante a Vladivostok dal settembre 1918 . Oltre a custodire i locali della
261
Missione il Distaccamento forniva anche il presidio al Deposito di Gornostai,
luogo di concentramento degli ex-prigionieri che Manera recuperava, e prende-
va parte con gli altri contingenti alla guardia alle carceri, alle polveriere, all’Ar-
senale marittimo, e al presidio del settore difensivo “nord” di Vladivostok .
262
In particolare, l’attività della Missione Speciale per i prigionieri comandata
dal maggiore Manera era ripresa con grande lena, riscuotendo un certo successo
nei campi dell’Amur e della Provincia Marittima. Secondo lo stesso Bazzani
prima di dicembre furono oltre 1.200 i prigionieri dichiaratisi italiani che la
Missione riuscì a radunare. Manera e Filippi di Baldissero dovettero quindi
occuparsi del sostentamento e della sistemazione di questa grande quantità di
uomini, che si aggiungevano ai circa 1.700 “non aderenti” che giunti a Vladivo-
stok dalla Cina e sistemati anche loro presso i magazzini di Gornostai.
I 1.200 nuovi aderenti rappresentarono però un successo persino eccessivo
per gli ufficiali della Missione, che non avevano preventivato un così gran nu-
mero di nuovi arrivi.
La gran ressa delle adesioni alla fine della guerra era dovuta alla fine delle
ostilità e quindi alla fine del rischio di doversi arruolare per combattere, tasto sul
quale la propaganda sia bolscevica che tedesca fatta nei campi aveva insistito
particolarmente. Molti dei prigionieri del resto non erano neanche italofoni, ma
tirolesi, croati o sloveni delle terre conquistate dall’Italia, i quali ora reclama-
vano il diritto ad essere rimpatriati come sudditi italiani, punto quest’ultimo sul
quale non gli si poteva dar torto. Molti altri speravano semplicemente di essere
riportati rapidamente in Europa e fingevano semplicemente di essere di lingua
italiana, come alcuni ungheresi che la parlavano avendo lavorato a Fiume o
dei tedeschi che capivano qualche parola del dialetto trentino e cercavano di
261 Relazione del maggiore Manera sulla Legione Redenta alla Missione militare in Siberia. Vladi
vostok, 23 gennaio 1920, p. 2. AUSSME, F3, B. 272.
262 Ivi, p. 1.
capitolo sesto

