Page 142 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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140 Missione in siberia
Il rancio venne adattato a quello che c’era, rimpiazzando il pane e la pa-
sta, introvabili, col riso che invece abbondava. Anche troppo, secondo il solito
Perrone: 246
“Il vitto[:] alla mattina c’è il caffè ma non troppo dolce alle undici un
pezzettino di carne con un mestolo di brodo alle una una tazza di tè, alle 4
riso riso e sempre riso accidenti fino a lui che l’ha inventato […]”.
Per il comando italiano venne assegnata una sede più conveniente, la “Casa
Danilov”, uno spazioso edificio nel centro, già sede del governatore zarista.
Installatosi infine nel suo ufficio, Fassini Camossi iniziò a dare forma al pro-
prio incarico, cercando di stabilire i termini della collaborazione con le autorità
russe, con le quali come si è visto i rapporti non erano iniziati nel modo miglio-
re. Nel suo rapporto l’ufficiale riporta di aver assunto “tutto il comando del-
la regione di Krasnojarsk, mettendo alle mie dipendenze il contingente russo,
quello ceco, composto di alcune migliaia di soldati in migliori condizioni, una
compagnia inglese, uno squadrone polacco e uno squadrone serbo.” Tuttavia la
disposizione dei russi a conformarsi al nuovo stato di cose si mostrò scarsa, e
l’italiano non tardò a formarsi una opinione chiara circa i propri alleati.
“Trovai l’esercito russo in condizioni pietose. La truppa senza disciplina,
sena paga, senza nutrimento e quindi naturalmente simpatizzante per il
bolscevismo, aiutata in ciò da una gran parte della popolazione dei sob-
borghi, dove viveva un gran frotta di canaglie e di deportati.
Gli ufficiali russi erano quasi nelle stesse condizioni dei soldati, demo-
ralizzati, senza paga e senza alcun ascendente sulla truppa. Bisogna-
va rimediare a questo stato di cose e in fretta, poiché la situazione era
gravissima” .
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Fassini Camossi provvide immediatamente a dare notizia del proprio arrivo
al Governo di Omsk, dove Kolchack si era appena insediato al potere. Almeno
a giudicare dal rapporto scritto al suo ritorno, anche su di lui Fassini ebbe fin
dall’inizio poche illusioni:
”A due gironi di treno da me, verso il fronte bolscevico, si trovava
il Comandante Kolchack […]. Il suo quartier generale era ad Omsk ed
aveva sotto di sé circa ottantamila russi in condizioni poco allegre. Da
246 L3, B. 198, fasc. 6., p. 18.
247 Relazione del col. Fassini Camossi, Una spedizione ignorata, p. 4. AUSSME, F3, B. 272,
fasc. 1
capitolo sesto

