Page 161 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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verso Mosca e Il volga
Ammiraglio Kolchack durante la fine dell’autunno 1918 si era impe-
gnato a conferire solidità al proprio Governo, cercando innanzitutto di
L’dotarsi di una forza armata efficiente. Fintanto che non avesse avuto un
esercito, avrebbe dovuto dipendere dagli aiuti degli Alleati, che non amava, e
dei cechi, che detestava. E finché dipendeva da questo aiuto la sua autorità di
unico condottiero della crociata contro il bolscevismo sarebbe stata poco più
che simbolica, e la sua stessa credibilità presso il popolo russo piuttosto scarsa.
Al termine dell’offensiva bolscevica del settembre-ottobre precedente
all’Ammiraglio, senza contare i cechi e i contingenti alleati, rimanevano circa
80.000 uomini, male in arnese e demoralizzati. Occorre riconoscere che nel
tempo a disposizione egli fece tutto il possibile per trasformarli in un vero eser-
cito, almeno nei limiti delle possibilità di un governo la cui autorità coincideva
con le città toccate da una ferrovia di 5.000 km.
Aiutato da una missione militare inglese Kolchack sciolse molte delle unità
dell’Armata del Popolo, e le inserì in nuovi reggimenti. Per ristabilire la di-
sciplina furono ripristinati i sistemi dell’esercito imperiale, la fustigazione e
l’esecuzione capitale, ed entrambi furono usati largamente, così come lo fu il
sistema delle requisizioni per approvvigionare i reparti. Inoltre, per contrastare
lo spionaggio ed i sabotaggi come anche i complotti contro la sua persona, Kol-
chack concesse poteri assai ampi e discrezionali ad una propria polizia segreta
L’Ammiraglio non era, almeno dalle testimonianze, un uomo incline alla
durezza fine a sé stessa. Tuttavia le circostanze in cui si trovò ad operare lo
portarono a tollerare se non incoraggiare i comportamenti brutali di alcuni suoi
ufficiali, fra i quali un giovane ufficiale di cavalleria, Vladimir Kappel, si distin-
se presto fra i più capaci e spietati.
Inoltre Kolchack cercò di concentrare al fronte la maggior parte possibile
delle truppe, distogliendole dai compiti di retrovia dove la propaganda degli
agitatori e la lunga inazione avevano conseguenze nefaste sul morale e la disci-
plina. Su sua richiesta quindi, italiani, britannici, canadesi e francesi assunsero
la sorveglianza di molti campi di prigionieri, la custodia dei magazzini, la ge-
stione delle scorte ai convogli e delle stazioni.
La nuova armata ebbe anche un suo ufficioso inno di battaglia, L’addio di

