Page 166 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 l’avvolgimento di Mosca da sud. Denikin non era ancora pronto per muovere
                 all’attacco in grande stile, ma si sperava che sull’onda del successo dei siberiani
                 potesse comunque cooperare all’offensiva finale
                    Ancora una volta l’attacco dei bianchi fu inizialmente coronato da successo:
                 al nord fra il 7 e il 10 marzo l’armata di Gajda superò il Kama e arrivò alle por-
                 te di Ojansk sulla strada per Viatka mentre al centro Hanžin prese il 10 marzo
                 Birsk, ed il 13 Ufa scacciandone la 5ª Armata Rossa e minacciandone le comu-
                 nicazioni con la 2ª Armata. Alla fine di aprile Kolchack era a 100 km da Samara,
                 a 120 da Simbirsk e a 90 da Kazan. All’estremo nord alcune pattuglie di sciatori
                 si ricongiunsero con i reparti britannici di Archangelsk .
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                    I bianchi tuttavia conobbero un successo solo parziale e tardivo a sud, dove
                 Dutov prese Aktubjnsk solo l’11 aprile e, dopo aver fallito il tentativo di espu-
                 gnare Uralsk e Oremburg, se le lasciò alle spalle lanciando le proprie colonne
                 alla volta di Samara e Saratov venendo però ugualmente fermato prima di giun-
                 gere in vista delle due città. Come l’anno precedente la lunghezza delle linee di
                 rifornimento e la scarsità di effettivi imposero un nuovo alt all’offensiva.
                    Fu solo a questo punto, dopo che la spinta delle armate della Siberia si fu
                 affievolita, cominciò l’avanzata dell’Armata dei Volontari. Essendo le truppe
                 migliori schierate sugli Urali, l’Ucraina era difesa solo da contingenti di reclute
                 o da guardie rosse locali, che non ressero l’urto con i pochi ma incalliti pro-
                 fessionisti di Denikin. Il 31 luglio fu presa Poltava e nelle settimane seguenti
                 Odessa, Charkov e Kiev, seguite da Orel il 14 settembre, Kask il 20 e Voronez il
                 30 . Le avanguardie bianche erano a quattrocento chilometri da Mosca, men-
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                 tre sul fronte baltico Judenich muoveva verso Pietrogrado.
                    Lenin ordinò la mobilitazione di centoventimila operai coatti per appron-
                 tare le estreme difese e dispose misure durissime contro disertori e sabotatori.
                 Precauzionalmente, ordinò anche alla sua segretaria Elena Stasova di preparare
                 documenti falsi e fondi in moneta pregiata per una eventuale fuga all’estero .
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                 Avrebbe anche voluto evacquare Pietrogrado per trincerarsi a difesa della sola
                 Mosca, ma ne fu dissuaso all’ultimo momento.
                    La situazione non era del resto così disperata. Judenich disponeva di soli
                 15.000 uomini, e Denikin forse di 100.000, a fronte di circa 300.000 rossi, an-
                 che se assai disorganizzati. A ciò i bianchi aggiunsero un errore madornale:
                 provocarono l’odio dei contadini con una politica di violente requisizioni, diffi-
                 cilmente distinguibili dai saccheggi veri e propri. Fu ben presto chiaro che non



                 281  W. BRUCE LINCOLN, I bianchi e i rossi, cit., pp. 218­219.
                 282  O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., p. 796.
                 283  Ivi, p. 797.

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