Page 170 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 riprendere l’iniziativa al più presto confidando che la lunga avanzata avesse
                 consumato le forze dei bolscevichi. Scelse di attaccare alla fine di settembre,
                 ordinando al generale Diterichs un’avanzata attraverso il fiume Tobol, in di-
                 rezione di Ekaterinenburg. In questa ultima offensiva l’Ammiraglio avrebbe
                 lanciato le ultime riserve che gli rimanevano, con l’obbiettivo di respingere il
                 nemico al di là della linea degli Urali e di resistervi fino all’arrivo dell’inverno.
                    Sferrato il 25 settembre, l’ultimo attacco dei bianchi riprese ai bolscevichi
                 Kurgan e Tobolsk, e per un attimo parve rimettere in bilico le sorti della guerra.
                 A fine ottobre, tuttavia, sia la guerriglia alle spalle che l’arrivo di rinforzi nel
                 campo avverso provocarono dapprima l’arresto dell’avanzata di Kolchack poi
                 il progressivo riprendere dell’offensiva bolscevica, di fronte a cui gli esausti re-
                 parti bianchi cedettero. All’Ammiraglio non restò che ordinare il ripiegamento
                 sul fiume Ishim, alle porte di Omsk.
                    Poco dopo, anche i fronti ucraino e baltico crollarono, sotto il peso delle
                 forze che i rossi ora potevano trasferire a occidente. Denikin, sconfitto a Tula
                 il 19 ottobre, dovette precipitosamente evacuare Orel e Voronez, e attestarsi
                 nell’Ucraina meridionale, minacciato da ogni parte dai guerriglieri anarchici e
                 dai nazionalisti ucraini. Negli stessi giorni, il 21 ottobre, Judenich era respinto
                 ai sobborghi di Pietrogrado dopo una violenta battaglia, e costretto a ripiegare
                 in Estonia, dove la sua armata si disperse poco dopo .
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                    Il generale britannico Knox commentò duramente la disfatta dei bianchi:

                          “Gli uomini sono disattenti e molli e non vi è segno alcuno che i loro
                       ufficiali li dominino. Non hanno bisogno di riposo, ma anzi di un lavoro
                       rude e di disciplina…. Il nemico si vanta di poter arrivare fino ad Omsk e
                       per il momento non vedo nulla che lo possa fermare. L’esercito si scioglie
                       mentre si ritira, gli uomini disertano per tornare ai loro villaggi e per por-
                       tare al sicuro le loro famiglie” .
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                    Non si può dire che non parlasse chiaro.




                    colonnello durante la sollevazione della Legione ceca, di cui fu il più popolare leader. Avverso a
                    Kolchack, rifiuterà di collaborare con lui. Tornato in patria divenne capo di un movimento para­
                    fascista, ma fu arrestato a Brno il 22 gennaio 1933 in seguito ad un maldestro tentativo di ripe­
                    tere a Praga la marcia su Roma. Liberato poco dopo, parteciperà alla resistenza all’occupazione
                    nazista fino al 1945 quando fu arrestato dalla polizia sovietica, che evidentemente non si era di­
                    menticata di lui. Liberato nel 1947, morirà poco dopo. PAOLO COLUZZI, Il calice di porpora,
                    cit., pp. 437­438.
                 295  O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit. pp. 800­805.
                 296  W. CHURCHILL, Crisi mondiale e grande guerra, cit., p. 237.


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