Page 174 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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regione era poi tagliata diagonalmente da un grosso affluente dello Jenisei, il
Mana, un corso d’acqua dalle rive scoscese e dal corso estremamente sinuoso
che da sud-ovest andava a gettarsi nel grande fiume siberiano circa 30 km a
ovest di Krasnojarsk. Nel territorio fitto di foreste e torrenti fra i due fiumi, nei
villaggi di Stepnobasceiscoe e Novovassileievska, i bolscevichi avevano posto
le basi dalle quali partivano per le loro incursioni verso la ferrovia. L’obbiettivo
dell’intero ciclo operativo era dunque quello di eliminare questa minaccia oc-
cupandone le basi di partenza.
La prima parte delle operazioni sarebbe stata portata a termine da tre co-
lonne: quella centrale russa al comando del generale Rozanov (“Rosanoff” nel
testo) sarebbe partita il 16 maggio dal piccolo villaggio di Kamarciaga a sud
della ferrovia, per dirigersi a sud-ovest sulla cittadina di Sosnovka; quella di
destra italo-ceca, comprendente la 1ᵃ Compagnia e le unità italiane di supporto,
al comando del colonnello cecoslovacco Petzing, sarebbe partita dal villaggio
di Svitchevo lungo la ferrovia, per dirigersi a sua volta su Sosnovka; quella di
sinistra italo-ceca, comprendente la 2ᵃ Compagnia e al comando del maggiore
italiano Pancrazi, sarebbe partita ancora più ad est dalla piccola stazione di
Klukuvennaia dirigendosi a sud verso il villaggio di Verneribinsko per chiudere
al nemico la via di fuga verso ovest.
Occupata Sosnovka, le due colonne del centro e di sinistra avrebbero mar-
ciato poi a sud-ovest alla volta del fiume Mana sui villaggi di Narva, Tulup,
Kiascoe, dai quali partivano la maggior parte delle incursioni verso la ferrovia.
Il 16 ebbe inizio il movimento. La colonna di sinistra, il cui comandante,
il maggiore Pancrazi, era responsabile dell’intero reparto italo-ceco, incontrò
presto gli effetti dell’attività nemica lungo la ferrovia. Poco prima di Klukven-
naja un sabotaggio ai binari causò un grave deragliamento del convoglio. Degli
italiani cinque rimasero feriti e l’intera operazione dovette subire un ritardo.
Rimandati indietro i feriti, il maggiore Pancrazi si trovò tuttavia nell’impossi-
bilità di ripartire dacché la ferrovia non era ripristinata ed i cecoslovacchi rifiu-
tavano di riprendere il viaggio. Il 16 sera la colonna non aveva ancora lasciato
da Klukvennaja, e dal comando russo giungevano sempre più impazienti le sol-
lecitazioni: cosa aspettavano gli italo-cechi a raggiungere le posizioni stabilite?
Pancrazi, accusato dai russi di ritardare le operazioni, telegrafò al Comando
italiano di Krasnojarsk che si mettesse in contatto con i cecoslovacchi per ca-
pire che fare.
Nella notte Pancrazi ebbe infine risposta, ambigua quanto si può immagi-
nare. Il comando cecoslovacco gli raccomandava di attenersi “all’ordine di
operazioni ricevuto” raccomandandosi al tempo stesso di “guadagnare tempo”.
L’ufficiale italiano capì a quel punto che la direzione centrale delle operazioni
capitolo settimo

