Page 21 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale        19
                   mici prigionieri, nei campi di Vologda, presso Mosca, e Kirsanov, presso Tam-
                   bov nella Russia sud-occidentale .
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                      Ad  occuparsi  direttamente  dell’operazione  furono,  oltre  all’ambasciatore
                   Carlotti e al console Gazzurelli, i quali per altro mostrarono poco entusiasmo,
                   lo stesso Gayda ed il maggiore Oscar Tonelli, già addetto alla Missione Militare
                   italiana del Colonnello Ropolo presso il Gran Quartier Generale russo a Mogi-
                   lev. Nel gennaio 1915 Ropolo, aveva già chiesto allo Stato Maggiore russo, su
                   istruzione dell’ambasciatore Carlotti, un elenco, puntualmente fornito, dei nomi
                   dei prigionieri austriaci di nazionalità italiana . A tale elenco altri ne erano
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                   seguiti, mano a mano che l’avanzata russa procedeva nel cuore della Galizia
                   austriaca, ed ora il numero complessivo degli irredenti si aggirava all’incirca
                   sulle 6.000 unità, di cui molti si erano già dichiarati italiani.
                      Stanti le difficoltà organizzative, inevitabili in un paese vasto come la Russia,
                   notoriamente afflitto da una burocrazia pervasiva e corrotta, solo nell’autunno
                   1915, quando l’Italia era scesa già in guerra da alcuni mesi, fu possibile radunare
                   a Kirsanov i primi ex-prigionieri, che presto raggiunsero il numero di 3.250.
                      I russi chiarirono però che, data la situazione militare molto difficile, tutte le
                   ferrovie erano impegnate nello sforzo bellico, e non c’era da sperare in un ra-
                   pido trasferimento degli irredenti. Anche per la loro organizzazione e manteni-
                   mento non potevano essere date grandi garanzie: si sarebbe fatto il possibile. Fu
                   evidente insomma che, se lasciata in mano ai russi, la cosa avrebbe proceduto
                   di lì in poi con estrema lentezza.
                      Per ragioni di prestigio non era possibile però lasciare a tempo indefinito
                   gli irredenti a vegetare nello squallore del campo di Kirsanov, ancora vestiti
                   di divise austriache. Si decise così a Roma di costituire una Missione Militare
                   Speciale, appositamente incaricata di occuparsi degli ex-prigionieri irredenti.
                   A capo della missione, composta di 21 ufficiali, fu posto il colonnello Achille
                   Bassignano, assistito da un brillante ufficiale dei Carabinieri Reali, il maggiore
                   Cosma Manera, che mostrò fin da subito di sapersi muovere con disinvoltura
                   nei rapporti con gli alleati russi. Manera aveva precedentemente disimpegnato
                   il compito di istruttore della Gendarmeria ai tempi dell’intervento internaziona-
                   le in Macedonia nel 1905 e in seguito era stato inviato in Cina ed in Giappone,
                   dove in breve tempo aveva maturato una vasta esperienza del mondo estremo-
                   orientale .
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                   8   Ivi, p. 44­45.
                   9   Telegramma del ten. col. Ropolo al Comando Supremo del 3­2­1915. AUSSME, E­11, B. 85,
                       fasc. 4.
                   10  A coronamento della sua carriera di esperto di affari asiatici, perché tale era considerato il mon­
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