Page 25 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale        23

                         regnicoli dimoranti stabilmente in paesi irredenti, volontariamente venuti
                         in Italia” .
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                      Alla luce della situazione politica e militare del momento, l’ostruzionismo
                   russo nei confronti degli italiani poteva trovare quindi motivazioni ulteriori, ol-
                   tre all’ovvia volontà di favorire i fratelli serbi nei reclutamenti. Se cechi e serbi
                   erano infatti armati ed equipaggiati a spese della Francia, e costituivano reparti
                   militari utili per l’impiego in guerra, gli italiani dal canto loro si limitavano a
                   richiedere la consegna dei propri neo-connazionali, inviando magri sussidi per
                   il loro sostentamento e ponendo problemi non irrilevanti per il loro trasporto.
                   Inoltre, fino a quando i ghiacci non avessero liberato il porto di Archangelsk,
                   tali trasporti non sarebbero stati possibili, e migliaia di ex-prigionieri italiani
                   avrebbero continuato ad affollare Kirsanov comportando altri problemi di cui le
                   esauste strutture dell’amministrazione russa non avevano bisogno.
                      Da parte italiana, quasi certamente su impulso dello stesso Bassignano, si
                   provvide dunque ad inviare nella Russia meridionale un piccolo gruppo di uffi-
                   ciali per prendere in mano la situazione.
                      Gli ufficiali scelti per occuparsi degli irredenti erano tutti ottimi conoscitori
                   del russo, avevano maturato una buona esperienza del problema dei prigionieri
                   nei mesi precedenti e godevano della fiducia di Bassignano. Il maggiore Mane-
                   ra, come si è già detto, era un ufficiale di grande capacità ed esperienza ed assai
                   pratico del mondo slavo, lo coadiuvavano il tenente, poi capitano, Gaetano Baz-
                   zani, che lascerà della propria esperienza un libro di memorie, ricco di notizie e
                   scritto con encomiabile modestia anche se con qualche concessione alla retori-
                   ca, ed il tenente Icilio Bacic, un irredento di Fiume, città dove avrebbe seguito
                   D’Annunzio pochi anni dopo, ministro dello Stato Libero e dove sarebbe stato
                   ucciso nell’agosto del 1945 dagli jugoslavi.
                      I tre ufficiali sbarcarono il 6 marzo 1917 a Porto Romanov, oggi Murmansk.
                   Giunti a Pietrogrado il 15 dello stesso mese, Manera e i suoi due compagni eb-
                   bero immediatamente la sensazione che qualcosa di enorme stesse accadendo.
                   Direttisi dalla stazione ferroviaria verso il centro, il terzetto ebbe la spiacevole
                   sorpresa di trovare l’elegante Hotel Astoria, dove avrebbero dovuto prendere
                   alloggio, semi devastato e con ancora evidenti i segni di un violento saccheggio.
                   Il fatto era che a Pietrogrado era avvenuta la rivoluzione.
                      Nei giorni precedenti, in occasione della festa della donna il 23 febbraio
                   del calendario russo -corrispondente all’8 marzo del calendario giuliano- una



                   20  Lettera dell’Ufficio ordinamento e mobilitazione del Comando Supremo al Ministero della Guer­
                       ra, 27 agosto 1916. AUSSME, F­3, B. 272.
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