Page 29 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale 27
Al di là delle condizioni materiali però, ciò che maggiormente preoccupava il
maggiore era l’aspetto abbattuto e trasandato degli uomini, e lo spettacolo che
essi offrivano alla gente del posto. Dal suo arrivo l’ufficiale aveva concepito il
campo come un'isola di italianità ufficiale in terra russa, e non voleva che i suoi
occupanti continuassero a versare nello stato di abbandono morale e materiale
in cui li aveva trovati.
Per prevenire il diffondersi del malcontento e dell’indisciplina, Manera deci-
se di organizzare gli irredenti in un vero e proprio reparto, e di dotarli anche di
una bandiera, la cui stoffa fu donata dagli italiani di Mosca, e che fu consegnata
agli nell’anniversario della festa dello Statuto, il 2 giugno 1916.
Nello stesso periodo in cui il maggiore Manera riformava il campo di
Kirsanov, il tenente Bazzani si era messo in viaggio verso il Volga. Qui i pri-
gionieri, italiani compresi, lavoravano nelle fabbriche della zona come operai,
in sostituzione dei richiamati alle armi, e sovente i padroni russi si opponevano
alla loro partenza. Per sollecitare la loro consegna era necessario l’intervento
diretto di un membro della delegazione italiana.
Raggiunta la città di Caritzyn, la futura Stalingrado e odierna Volgograd,
Bazzani si imbarcò sul battello Samoilat per discendere il fiume, assieme a due
ufficiali britannici.
Durante la navigazione si verificò un episodio innocuo ma eloquente del cli-
ma rivoluzionario nel quale montavano sempre più l’insofferenza per la guerra
e per gli stranieri. Nel mezzo del viaggio i camerieri in servizio sul battello ini-
ziarono infatti un improvviso sciopero, rifiutando di servire assieme al pranzo
le stoviglie: i viaggiatori potevano mangiare con le mani se proprio volevano.
Solo la minaccia delle armi da parte dell’italiano e dei due inglesi indusse infine
i russi a consegnare piatti e posate .
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A parte questo e altri simili incidenti, la missione di Bazzani fu comunque
coronata da un modesto successo, e giunto fino ad Astrakan, oltre la quale non
esistevano altri campi con prigionieri italiani, egli fece ritorno a Kirsanov, dove
frattanto Manera aveva strappato alle autorità russe la promessa di consentire
l’imbarco degli italiani nel luglio 1917. Il loro numero era del resto destinato
ad aumentare dopo il ritorno del tenente Bacic dai campi i Ucraina, dove aveva
raccolto numerosissime adesioni .
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I campi di prigionieri in Ucraina erano infatti quelli dove le condizioni di
vita erano peggiori e la mortalità più alta. Inoltre, come anche nella regione del
Volga, i prigionieri erano impiegati in condizioni molto dure nelle fabbriche
29 BAZZANI, Soldati italiani nella Russia in fiamme, p. 122.
30 Ivi, p. 129.

