Page 26 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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manifestazione di operaie e donne della piccola borghesia si era tramutata in
una protesta per la penuria di pane. Il corteo venne disperso dalla polizia con la
solita brutalità, ma i soldati apparvero esitare. Il giorno dopo la città fu bloccata
da uno sciopero e barricate e cortei si formarono ovunque.
Il 26 febbraio (11 marzo) il Governo ordinò alla guarnigione di Pietrogrado
di sedare i tumulti ma ormai la situazione era sfuggita di mano: i soldati si am-
mutinarono unendosi alle manifestazioni e aprendo il fuoco sulla polizia .
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Accadde infine che il 28 febbraio (13 marzo), mentre un corteo passava nella
Piazza di S. Isacco, alcuni poliziotti sparassero dal tetto dell’Hotel Astoria sulla
folla. Soldati e dimostranti presero allora d’assalto l’edificio e al termine di un
violento combattimento linciarono gli ufficiali russi che vi alloggiavano, sotto
gli occhi degli ospiti stranieri . Le fotografie scattate dall’ufficiale americano
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Donald Thompson nelle ore seguenti l’assalto ci hanno trasmesso le immagini
che Manera, Bazzani e Bacic si trovarono di fronte il giorno dopo: arredi rove-
sciati, tappezzerie squarciate, muri crivellati di pallottole, tappeti inzuppati da
larghe pozze di sangue.
La stessa ambasciata italiana, in cui si era rifugiato il ministro della giustizia
russo, venne circondata e sottoposta a perquisizione dai soldati, che vi lascia-
rono una guardia e ottennero che il ministro venisse consegnato alla Duma per
essere processato .
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Il 1° marzo (14 marzo) la Duma aveva assunto il potere su delega del Consi-
glio dei Soviet nominando un esecutivo che assunse il nome di Governo Prov-
visorio della Russia, con a capo il principe Georgij L’vov. Nicola II, partito dal
Gran Quartier Generale di Mogilev, venne raggiunto a Pskov da una delega-
zione di parlamentari con la richiesta di abdicazione. Il sovrano decise di non
tentare la via del confronto di forza ed il 2 marzo abdicò in favore del fratello
Michele . Quest’ultimo rifiutò la successione, la quale tornò così formalmente
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al figlio di Nicola II, Alessio, creando così un problema teoricamente insolubile,
perché Nicola aveva firmato un inusuale atto di abdicazione anche a nome del
21 Giunti a Pietrogrado alcune settimane prima per la Conferenza Interalleata del gennaio 1917, i
rappresentanti di Italia, Francia e Gran Bretagna non immaginavano di vedere le ultime settima
ne del regime zarista. Benché nessuno ignorasse la grave crisi che stava attraversando lo stato
russo, i membri dell’Intesa erano lontani dall’immaginare un crollo imminente della monarchia e
quando questo si verificò non ne capirono le implicazioni, sperando semmai che le forze liberali
giunte al governo imponessero allo sforzo bellico un nuovo vigore. Vedi: GIORGIO PETRAC
CHI, Diplomazia di guerra e rivoluzione, Bologna, Il Mulino, 1974, p. 76.
22 O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., p. 407.
23 GIORGIO PETRACCHI, Diplomazia di guerra e rivoluzione, Bologna, Il Mulino, 1974, pp. 8285.
24 H. CARRERE D’ENCAUSSE, Lenin, cit., pp. 180183.
capitolo primo

