Page 22 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    Il compito della Missione Speciale sarebbe stato di assumere la responsabili-
                 tà degli internati di Kirsanov, organizzando il loro rimpatrio e curando nei limiti
                 del possibile le esigenze di uomini che, essendosi dichiarati italiani, rientravano
                 ora nella responsabilità del Governo di Roma.
                    Giunti a Pietrogrado, come ora si chiamava la vecchia San Pietroburgo, nel
                 gennaio del 1916, i componenti della Missione Speciale vi precedettero di due
                 mesi il generale Romei Longhena, il nuovo capo della Missione Militare italiana
                 in Russia presso il Gran Quartier Generale. Giunto in aprile, Romei Longhena
                 aveva una eccellente reputazione, guadagnata come addetto militare a Costan-
                 tinopoli e come comandante sul Piave. Appena arrivato, impresse subito nuovo
                 impulso alla cooperazione con la Missione Speciale. Ve ne sarebbe stato più
                 che mai bisogno: il numero dei prigionieri italiani infatti stava per aumentare
                 drasticamente. Nel giugno 1916, la grande offensiva del generale Brusilov sul
                 fronte austriaco segnava l’ultima vittoria delle armi zariste nella guerra, e oltre
                 400.000 prigionieri tedeschi e austro-ungarici, fra cui molti italiani, giunsero ad
                 affollare i campi di prigionia dell’Ucraina, del Volga e della Siberia occidentale.
                    Il responsabile del campo di Kirsanov, il capitano Oscar Tonelli, avvertì fin
                 dai primi di luglio che il campo era passato dai 2.600 ai 3.200 internati, e che
                 altri 1.500 erano da attendersi entro breve portando al limite la capienza del
                 campo. A fronte di ciò i russi avevano sostanzialmente bloccato l’invio di altri
                 aderenti a Kirsanov, rendendo però la posizione di questi ultimi assai pericolo-
                 sa, essendo costretti a rimanere, dopo aver aderito, negli stessi campi di prigio-
                 nia a contatto con i propri ex-commilitoni austriaci.

                    Il 9 agosto il tenente colonnello Bassignano giungeva a Kirsanov. La sua
                 azione si indirizzò immediatamente ad organizzare l’afflusso e la progressiva
                 partenza degli irredenti. Fino a quel momento, mano a mano che essi giunge-
                 vano ai campi venivano interrogati per accertare la loro italianità dagli ufficiali
                 della Missione Militare, i quali compilavano per ciascuno una scheda. Sulla
                 base di queste schede il colonnello Bassignano divise gli irredenti in scaglioni,
                 la cui partenza verso l’Italia sarebbe stata avviata mano a mano che si fossero
                 resi disponibili i treni e le navi per trasportarli .
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                    L’idea iniziale era di rimpatriare i militari attraverso la strada più breve, ov-
                 vero quella che attraverso la Romania e la Bulgaria li conduceva via treno fino


                    do russo, Cosma Manera ricoprirà nel dopo­guerra anche la carica di rappresentante ufficioso
                    del governo italiano in Georgia nel 1921, nei drammatici mesi che precedettero la caduta della
                    piccola repubblica caucasica per opera dell’Armata Rossa. G. BAZZANI, Soldati italiani nella
                    Russia in fiamme, cit., n. p. 71.
                 11  A. BIAGINI, La Missione Militare Italiana in Russia, cit., p. 300.


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