Page 23 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale        21
                   in Grecia e, di qui, in nave, fino in Italia. L’entrata in guerra della Bulgaria a
                   fianco degli Imperi centrali aveva reso però impraticabile questa strada . Inol-
                                                                                     12
                   tre, le ferrovie russe erano già tutte sovraccariche per lo sforzo bellico.
                      Le difficoltà di trasportare i prigionieri in Italia dunque aumentavano, men-
                   tre cresceva sempre più il numero degli italiani che giungevano nel campo di
                   Kirsanov.
                      Infine si decise, soprattutto grazie alle pressioni del generale Romei Longhe-
                   na, di imbarcare gli irredenti dal porto di Archangelsk sul Mar Glaciale Artico,
                   all’estremo settentrione della Russia Europea, lì dove già da molti mesi le navi
                   britanniche e americane scaricavano i rifornimenti per l’esercito dello Zar .
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                      Il governo russo si raccomandò però che il trasferimento ad Archangelsk av-
                   venisse solo nell’immediatezza della partenza della nave loro assegnata, poiché
                   nella città c’era grande penuria di abitazioni e di cibo.
                      Pur fra mille ritardi, il trasferimento da Kirsanov ad Archangelsk cominciò.
                   Il 20 settembre 1916 i primi 1.720 irredenti si imbarcarono nel porto artico, già
                   sferzato dai gelidi venti invernali, giungendo a Torino il 9 ottobre successivo .
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                   Altri due scaglioni arrivarono per lo stesso cammino a Torino il 15 e il 29 otto-
                   bre. Il quarto però trovò il porto chiuso dai ghiacci. Sarebbe occorso attendere
                   il disgelo primaverile per riprendere i trasporti. Oltre 4.200 uomini erano stati
                   comunque trasportati in Italia, segnando un indubbio successo .
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                      Con l’interrompersi degli imbarchi ad Archangelsk cessò il primo periodo
                   dell’attività della Missione Speciale. A Roma si ritenne quindi di ridurre drasti-
                   camente la Missione, dato che fino al disgelo nessun’altra partenza era prevista
                   e che circa i due terzi degli irredenti fino ad allora censiti era stato rimpatriato .
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                      Tuttavia, nell’inverno 1916, il tenente colonnello Bassignano, che era rima-
                   sto con il solo ten. col. Viola alle proprie dipendenze, ebbe nuovamente riasse-
                   gnati i tenenti Gaetano Bazzani e Icilio Bacic ed il maggiore Cosma Manera, in
                   vista di un nuovo incarico.





                   12  G. BAZZANI, Soldati italiani nella Russia in fiamme, cit., p. 51.
                   13  Ivi, pp. 60­62.
                   14  Il nuovo addetto militare italiano, maggiore Origo, comunicava il 4 ottobre che di circa 6.000 ir­
                       redenti 1.700 erano partiti il 24 settembre e che altrettanti erano previsti il 15 ottobre. Gli ultimi
                       2.600 sarebbero seguiti “con piroscafi che non sono precisati”. Telegramma del magg. origo al
                       Comando Supremo del 4­10­1916. AUSSME, B. 90, fasc. 4.
                   15  G. BAZZANI, Soldati italiani nella Russia in fiamme, cit., pp. 66­68.
                   16  L’Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-18), Vol. VII, Le operazioni Fuori del territorio
                       nazionale, Tomo I. Il Corpo di spedizione in Estremo Oriente, Roma, USSME, 1934, pp. 1­19.
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