Page 210 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 mentare parlare di rivoluzione era una perdita di tempo . Non ci sarebbe stata,
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                 disse, nessuna rivoluzione italiana. Non più. O non ancora.




                                          oMbre rosse sull’asIa
                    Nei confronti dell’Asia Lenin mostro altrettanto pragmatismo. Se la fonda-
                 zione del Comintern era stata una arma di pressione sui governi europei, per-
                 suadendoli a trattare con Mosca come solo potere capace di tenere a freno i
                 rivoluzionari in Europa, in Asia, dove la presa delle potenze occidentali era più
                 vulnerabile, la minaccia dei bolscevichi poteva essere molto maggiore e, di con-
                 seguenza, il loro potere contrattuale anche più efficace. La Russia sovietica ave-
                 va infatti ereditato dallo zarismo la rivalità con la Gran Bretagna in Asia. Nel
                 gennaio 1918 i bolscevichi avevano lanciato l’invito ai musulmani del l’Asia
                 a sollevarsi contro i colonizzatori, e avevano patrocinato il I Congresso dei
                 comunisti Musulmani tenutosi a Mosca poco dopo la nascita della Repubblica
                 Sovietica del Turkestan. A tali iniziative seguì l’invio di agitatori in Persia, Af-
                 ghanistan e persino in India. Il 5 agosto 1918 Trockij aveva apertamente dichia-
                 rato che l’avvenire della Rivoluzione mondiale era in Asia e non in Europa .
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                    In un appunto dell’agosto 1919 il capo dell’Armata rossa si era persino sbi-
                 lanciato a suggerire che “la via per Parigi e Londra passa per le città dell’Afgha-
                 nistan, del Punjab e del Bengala” . Di lì a poco il disastro alle porte di Varsavia
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                 avrebbe, a suo modo, confermato questa analisi.
                    Lenin si spinse quindi fino a garantire l’appoggio a tutti i movimenti anti co-
                 loniali, compresi quelli più conservatori, pur di costituire un fronte anti-britan-
                 nico e anti-francese. Le obbiezioni più forti a questa mossa, che rimetteva nelle
                 classi reazionarie l’iniziativa anti-coloniale, vennero proprio dai comunisti dei
                 paesi colonizzati, cui il Comintern dava ora un diritto di tribuna in Russia. Il
                 capo bolscevico fu chiaro nello spiegare loro che, mancando dei veri partiti
                 operai nei loro paesi, era indispensabile allearsi con quelle forze borghesi e na-
                 zionaliste che sole potevano, in quel momento, costituire una opposizione agli
                 imperialisti occidentali. Occorre aggiungere che un movimento rivoluzionario
                 in un paese asiatico ben difficilmente avrebbe potuto contestare alla Russia la
                 guida della rivoluzione mondiale e svincolarsi dalla sua tutela .
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                 346  Ivi, p. 133
                 347  P. MELOGRANI, Il mito della Rivoluzione mondiale, cit., pp. 134­135.
                 348  O. FIGES, La tragedia di un popolo, cit., p. 845.
                 349  Ivi, p. 137.


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