Page 220 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    In particolare, sempre peggiori erano i rapporti di Kolchack con la Legione
                 Ceca, i cui comandanti rifiutavano dal dicembre 1918 di impegnarsi in com-
                 battimenti di prima linea contro i rossi, e badavano solamente a presidiare le
                 stazioni della ferrovia, sempre ostili ad obbedire agli ordini che giungevano da
                 Omsk. Soprattutto gli ufficiali della Legione Ceca avevano detto chiaramente
                 che non avrebbero cooperato ulteriormente alle operazioni di rastrellamento
                 nei territori circostanti la linea ferrata, poiché tali rastrellamenti culminavano
                 con regolarità in violenze di ogni genere che, oltre ad alienare la popolazione
                 dalla causa anti-bolscevica, minavano anche la disciplina ed il decoro dei sol-
                 dati europei. Un ministro ceco arrivò ad affermare: “La Legione Ceca è nella
                 condizione di una ragazza onesta costretta a vivere in una casa di piacere”. Una
                 frase infelice che non aiutò certo i rapporti fra russi ed i legionari cecoslovacchi,
                 i quali per altro non erano meno feroci dei primi nelle loro rappresaglie.
                    Quanto vi fosse di strumentale in questa resipiscenza tardiva dei cechi a
                 non voler partecipare alle operazioni di contro-guerriglia, e quanto essi fossero
                 effettivamente disgustati da una guerra estremamente crudele che, in effetti,
                 ben poco li riguardava, è difficile a dirsi. Kolchack, che non li aveva mai amati,
                 commentò: “Che se ne vadano […] e che portino via con loro tutto quanto han-
                 no preso alla Russia” .
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                    Il rifiuto dei cechi di continuare a combattere venne interpretato, come una
                 mossa concertata con i rappresentanti di Francia e Gran Bretagna. Ai francesi
                 i cechi dovevano le armi e gli equipaggiamenti che avevano fatto di loro il più
                 efficiente esercito della Russia, dai britannici invece, essi dipendevano per il
                 rientro in patria al quale aspiravano da anni. Quando la rottura con i cechi fu
                 palese, all’interno del Governo di Omsk, furono in molti a comprendere che le
                 potenze occidentali avevano abbandonato l’Ammiraglio o stavano per farlo.
                    Anche gli Stati Uniti, che del resto avevano partecipato malvolentieri all’in-
                 tervento in Siberia, moltiplicavano i segnali di indifferenza. Fin dall’inizio il
                 generale Graves aveva rifiutato di far partecipare i suoi uomini alle operazioni
                 contro i partigiani rossi dell’Amur, nonostante le proteste da parte degli altri
                 Alleati e soprattutto dei giapponesi; né vi fu modo di convincerlo a far interve-
                 nire i suoi soldati nel quartiere di Suchon quando in occasione del 1° maggio
                 gli operai inscenarono una violenta manifestazione anti-Kolchack . Alle insi-
                                                                              367


                    nieri, fra cui uno particolarmente grave fra cechi e americani, conclusosi con due morti e nume­
                    rosi feriti. AUSSME, Fondo E­11, busta 124, fasc. 7. Appunto del 14­10­1919.
                 366  GREY, BOURDIER, Le Armate bianche, p. 275.
                 367  Lettera di Fassini Camossi al Ministero della Guerra del 15 marzo 1919. AUSSME, F­3, B. 272,
                    fasc. 3.


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