Page 221 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Epilogo                                219
                   stenze del suo ambasciatore in Russia, Morris, perché ordinasse un intervento
                   in soccorso dei bianchi, lo stesso presidente Wilson aveva risposto: “Soldati di
                   leva non posso mandarne, e volontari sarà difficile trovarne”  368 . Un rifiuto che
                   rivelava la decisione già presa di regolare diplomaticamente e non militarmente
                   la questione russa .
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                      Anche la Gran Bretagna ormai contava solo i giorni per il proprio ritiro.
                   Come abbiamo visto Lloyd George si era convinto alla fine del 1919 che il
                   comunismo in Russia sarebbe scomparso quando i suoi rapporti commerciali
                   con le altre nazioni si fossero normalizzati ed un tenue benessere avesse preso il
                   posto della fame e della miseria che avevano favorito la rivoluzione .
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                      A Winston Churchill, che da mesi tempestava freneticamente il Parlamento
                   e lo stesso Premier sul pericolo rosso, lo statista gallese scrisse: “Mi perdoni se
                   glielo faccio notare, ma questa ossessione sta minando il suo equilibrio. Lasci
                   stare la Russia almeno per qualche giorno” .
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                      La Francia, alle prese con una grave crisi economica e sociale, si era rasse-
                   gnata all’idea di una Russia bolscevica e la sua diplomazia puntava piuttosto a
                   sostenere una cintura di stati anticomunisti attorno ai suoi confini, mentre l’Ita-
                   lia, come abbiamo detto, era più di tutti disposta a trovare un modus vivendi coi
                   russi. I governi bianchi avevano ormai poco da durare, isolati e divisi.
                      Negli ultimi mesi del 1919 l’opposizione a Kolchack si era rianimata, e ave-
                   va trovato un terreno fertile tanto nell’isolamento del Comandante supremo,
                   quanto nel diffuso malcontento fra la popolazione. Lo stesso entourage del Co-
                   mandante Supremo era diviso. Alcuni ufficiali erano per un ulteriore arretra-
                   mento verso oriente, per accorciare le linee di rifornimento ed esporre il nemico
                   al logorio di una lunga avanzata in un territorio impoverito; altri lo esortavano
                   invece a resistere ad oltranza ad Omsk, nella speranza che le potenze occiden-
                   tali non avrebbero consentito, dopo averlo riconosciuto ufficialmente, che il
                   legittimo governo russo venisse rovesciato.
                      Consumato  dai  dubbi,  l’Ammiraglio  esitava,  mentre  quotidianamente  si
                   moltiplicavano i segnali di indisciplina fra i suoi soldati, e gli alleati occidentali
                   mostravano di essere ogni giorno di più sul punto di iniziare il proprio ritiro.


                   368  J. HALLIDAY, Storia del Giappone contemporaneo, p. 150. G. BAZZANI, Soldati italiani, p.
                       316.
                   369 Lo stesso Segretario alla Guerra Newton Baker affermato alcuni mesi prima di non aver capito
                       bene cosa fosse il bolscevismo, ma che “se ai russi va a genio hanno tutto il diritto di tenerselo”.
                       W. BRUCE LINCOLN, I bianchi e i rossi, cit., pp. 162­163.
                   370  A. ZAMOYSKI, La battaglia di Varsavia, pp. 24­25.
                   371  V. SEBESTYEN, Lenin, cit., n. p. 518.
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