Page 231 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Epilogo 229
di occupazione giapponese e ad abbandonare Ĉita, che fu eletta a capitale della
Repubblica.
Eliminato l’Atman cosacco venne quindi il turno di tutti i capi minori, che
non avevano obbedito all’ordine di sottomettersi al nuovo governo. In una spie-
tata caccia nella steppa siberiana vennero catturati e giustiziati tra il 1920 e il
1921 tanto il Barone sanguinario Ungher von Stehrnberg, che il feroce sac-
cheggiatore filo-bolscevico Trjagricyn, che con il suo attacco alla guarnigione
giapponese di Nicolaevsk aveva causato la reazione giapponese .
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Fu immediatamente chiaro che mentre Mosca richiamava sul fronte europeo
la maggior parte della proprie forze in Siberia, la Repubblica Estremo-orientale
agiva come gendarme del nuovo ordine nippo-sovietico nell’Asia orientale, eli-
minando uno dopo l’altro tutti gli agenti perturbatori di un’area che, nei piani
dei nuovi padroni del Cremlino, doveva rimanere tranquilla per il prossimo
futuro.
In questa fase di ufficiosa collaborazione fra Tokyo e Mosca nella norma-
lizzazione della regione, si distinse il generale Ieronim Uborevic, un altro dei
comandanti militari della Repubblica Estremo-orientale proveniente dai ranghi
dell’Armata Rossa, destinato a succedere a Blucher nel comando delle armate
del Governo siberiano . Tanto Blucher che Uborevic troveranno la morte nelle
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purghe staliniane degli anni ’30, accusati dagli inquisitori sovietici di essere
agenti dell’imperialismo giapponese. Segno evidente che anche a distanza di un
decennio le vicende della Siberia orientale continuavano ad essere ben presenti
per i governanti sovietici.
A Tokyo ben presto si comprese come la nuova Repubblica, sia pure non
formalmente, fosse de facto uno stato satellite della Repubblica Sovietica; le
elezioni tenute nel 1921, che compresero anche la zona sotto occupazione giap-
ponese, portarono al parlamento di Ĉita ben 180 rappresentanti social-rivolu-
zionari e 92 bolscevichi, sancendo anche ufficialmente un connotato filo-sovie-
tico a tutta la fisionomia del nuovo Stato. Tale indirizzo venne confermato dai
risultati della commissione per la delimitazione dei confini russo-repubblicani,
che consegnò a Mosca l’intera penisola della Kamchatka, ricchissima di gia-
cimenti metalliferi, e protesa minacciosamente sulle isole Curili, la parte più
settentrionale dell’arcipelago giapponese.
Esattamente negli stessi giorni di questa rettifica di frontiera così sgradita per
gli interessi di Tokyo, il governo di Vladivostok, insediato dai giapponesi per
nascondere l’occupazione militare sotto la finzione di un potere russo, chiedeva
387 G. BOFFA, Storia dell’Unione Sovietica, Milano, Mondadori, 1976, pp. 223.
388 E. CARR, cit., La rivoluzione bolscevica, p. 348.