Page 229 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Epilogo 227
A Verchne-Udinsk venne dunque convocata una Costituente che proclamò
il 6 aprile 1920 la “Repubblica Estremo-Orientale indipendente e democratica”
sotto la presidenza di Alexander Krasnoshchyokov, un leader bolscevico che
aveva vissuto a lungo in Germania e negli Stati Uniti.
In base agli accordi i contingenti Alleati rimasti avrebbero immediatamente
iniziato lo sgombero delle proprie posizioni sia nella Provincia Marittima che
in quella dell’Amur, mentre le date di sgombero della Provincia dell’Amur da
parte di Tokyo e le esatte frontiere fra la Repubblica Estremo-Orientale e Re-
pubblica dei Soviet sarebbero state oggetto di trattative da parte dei due governi
con quello del nuovo Stato.
La Repubblica Estremo-Orientale venne riconosciuta ufficialmente dai so-
vietici il 14 maggio . Nelle settimane seguenti si imbarcarono gli ultimi con-
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tingenti francesi, canadesi e britannici, mentre i cechi terminarono la propria
evacuazione nel corso dell’estate. A settembre, nessun soldato europeo era più
in Siberia.
Gli americani avevano già lasciato la Russia il 9 maggio. Mentre gli ultimi
reparti statunitensi si imbarcavano a Vladivostock, una banda militare giappo-
nese schierata sul molo intonava il motivo Hard times came again no more .
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Si chiudeva la stagione dell’intervento straniero nella Guerra civile russa,
una stagione ambigua e fallimentare, segnata da una grande incertezza. Gli Al-
leati, svanita già nel 1918 la possibilità di far crollare d’un colpo il regime bol-
scevico, avevano da allora cercato di puntellare i bianchi e insieme di imbastire
trattative con i rossi, portando avanti per un biennio azioni militari e diploma-
tiche slegate e contraddittorie, sempre in bilico fra il desiderio di abbattere il
regime bolscevico e l’impossibilità di impegnarsi in una guerra vera e propria
per giungere a questo scopo.
Dovendo riassumere l’intervento Alleato in Russia in una battuta, la sintesi
più efficace è quella dello storico Orlando Figes, che lo paragona al “poker dei
poveri”: una posta molto alta in gioco, alla quale nessuno vuole rinunciare, ma
al tavolo giocatori troppo squattrinati per fare puntate decisive .
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383 E. CARR, cit., La rivoluzione bolscevica, cit., p. 345.
384 J. HALLIDAY, cit., Storia del Giappone contemporaneo, cit., p. 149.
385 O. FIGES, cit., La tragedia di un popolo,cit., p. 690.