Page 65 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                                        la sIberIa dopo brest-lItovsK
                              opo la Rivoluzione l’autorità dei Soviet si era affermata in Siberia
                              solo in alcune delle città maggiori in una condizione di semi-isola-
                   D mento da Mosca e da San Pietroburgo. Non tutti i Soviet locali del
                   resto erano controllati dai bolscevichi, molti erano dominati dai menscevichi
                   e dai socialisti rivoluzionari, i quali, soprattutto dopo lo scioglimento dell’As-
                   semblea Costituente, manifestavano una crescente insofferenza nei confronti
                   dei seguaci di Lenin. Poiché nessuna delle forze presenti era sufficientemente
                   forte da prendere il sopravvento, tutte attendevano gli eventi .
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                      Fu l’intervento straniero a rompere questo precario equilibrio con l’arrivo, il
                   5 aprile 1918, dei giapponesi a Vladivostok.
                      Il 3 un cittadino giapponese era stato ucciso dalle guardie rosse. Il 5 per or-
                   dine dell’ammiraglio Kato 500 fanti di marina giapponesi sbarcarono, seguiti
                   da 50 marinai britannici dell’incrociatore Kent. Il piccolo contingente piantonò
                   i rispettivi consolati e occupò il quartiere commerciale, con grande sollievo dei
                   borghesi locali.
                      Ancora oggi non è chiaro se giapponesi e britannici ritenessero l’operazione
                   del tutto legittimata dagli accordi di collaborazione appena stretti coi russi o
                   se essa fosse un colpo di testa destinato a forzare la mano delle altre potenze
                   recalcitranti ad un intervento in Oriente. Certo è che quando la notizia giunse
                   a Mosca, le proteste del governo sovietico furono immediate, malgrado gli Al-
                   leati cercassero di presentare l’operazione come una coda di quella in corso in
                   Murmania.
                      Peggior effetto fece la dichiarazione alleata che ai giapponesi sarebbero se-
                   guiti gli altri alleati. Il sovietico Cicerin disse all’ambasciatore francese: “Lo
                   sbarco giapponese è […] un atto di violenza né potrebbe cessare di esserlo pel
                   fatto che ai giapponesi si uniscano altre truppe alleate” . Trockij di fronte alle
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                   giustificazioni dei rappresentanti dell’Intesa fu anche più esplicito: “«Incidente
                   puramente locale». «Operazione di polizia senza alcuna importanza». […] È ciò
                   che affermava il lupo alla povera lepre cui aveva azzannato una zampa: «Non vi



                   105  E. CARR, La rivoluzione bolscevica, p. 40.
                   106  L’Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-18), p. 45.
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