Page 67 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La Legione CeCa                            65
                   tudine. I mesi passavano aspettando il momento di rientrare in Europa ma col
                   timore di una intesa fra russi e tedeschi che prevedesse il loro disarmo e riconse-
                   gna agli austriaci, per i quali erano tutti traditori passibili di condanna a morte.
                      Quando si diffuse la notizia delle trattative di Brest-Litovsk, la situazione
                   in Siberia si fece incandescente. Nel gennaio ad Irkutsk scoppiarono violenti
                   disordini fra i legionari cecoslovacchi e i bolscevichi locali, fra cui molti pri-
                   gionieri di guerra austro-tedeschi. Al termine degli scontri rimasero sul terreno
                   diversi morti, fra cui alcuni ufficiali francesi distaccati presso il comando della
                   Legione.
                      Entrambe le parti avevano interesse in questo frangente a non portare lo
                   scontro alle estreme conseguenze. Essendo evidente che la permanenza in Rus-
                   sia della Legione dava luogo a incidenti, si convenne fra russi e Alleati ad una
                   intesa sul suo rimpatrio, con la quale il governo di Lenin si sarebbe liberato di
                   alcune decine di migliaia di potenziali nemici e gli Alleati avrebbero acquistato
                   altrettanti combattenti sul fronte europeo.
                      Nonostante le proteste della Germania, che ovviamente cercava di ostacolare
                   la loro partenza dalla Russia, il governo bolscevico, per mezzo del Commis-
                   sario alle nazionalità Trockij, aveva raggiunse il 15 marzo 1918 un accordo
                   con i rappresentati del Consiglio nazionale ceco a Mosca, Maxa e Cermak. La
                   Legione Ceca sarebbe stata trasportata in convogli sulla Transiberiana fino a
                   Vladivostok, e qui si sarebbe imbarcata per l’Europa. Ogni convoglio avrebbe
                   conservato 177 fucili ed una mitragliatrice. I legionari si sarebbero però disin-
                   teressati di qualunque cosa accadesse lungo il loro percorso .
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                      Il trasporto da principio sembrò svolgersi secondo i piani, fino a quando lo
                   sbarco anglo-giapponese a Vladivostok conferì agli eventi un corso totalmente
                   diverso. L’imprevista azione degli Alleati venne infatti percepita a Mosca come
                   una violazione dei patti ed alimentò il timore che i cechi potessero unirsi, una
                   volta in Estremo Oriente, alle forze antibolsceviche che vi si andavano organiz-
                   zando incoraggiate dalla mossa anglo-giapponese .
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                      In realtà il principale interesse dei francesi era quello di trasportare in Fran-
                   cia i cechi per poterli impiegare al fronte. Che si sia tentato un simile azzardo


                   109  MARINA GREY, JEAN BOURDIER, Le armate bianche. Russia 1919-1921. Milano, Club de­
                       gli Editori, 1971, p. 155.
                   110  Secondo l’agente britannico a Mosca Bruce Lockhart, fautore di una politica conciliante con i
                       bolscevichi, una tale idea era effettivamente circolata ai vertici dell’Intesa. L’ipotesi di Lockhart
                       è che Parigi, la cui influenza sui cecoslovacchi era assai notevole, possa aver soffiato sul fuoco
                       di un conflitto russo­ceco fino a provocare l’irreparabile. “[…] se non ci fosse stata di mezzo la
                       follia della Francia, sono certo che i cechi avrebbero potuto andarsene senza il minimo inciden­
                       te”. B. LOCKHART, Memorie, p. 313.
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