Page 72 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    Già il 25 marzo, quando ancora una collaborazione coi bolscevichi sembrava
                 a portata di mano, il generale Romei aveva telegrafato al Comando Supremo la
                 proposta ricevuta da esponenti dei partiti liberali russi di effettuare un interven-
                 to in Russia con un corpo di spedizione giapponese e contingenti minori alleati.
                 A questo scopo, suggeriva il generale con sospetta preveggenza, si sarebbero
                 potute utilizzare le migliaia di irredenti in transito per Vladivostock, come i
                 10.000 serbi e i 50.000 cecoslovacchi già armati ed inquadrati .
                                                                          123
                    Negli uffici del Consiglio interalleato di Parigi molti cominciarono a pensare
                 in quella primavera 1918 che se si fosse riusciti a formare un fronte unico fra
                 tutte queste forze, sarebbe stato possibile sferrare un colpo risolutivo al giova-
                 ne potere bolscevico e riaprire le ostilità contro i tedeschi sul fronte orientale
                 europeo.
                    Per tutto ciò era necessario che i reggimenti cecoslovacchi della Legione
                 invertissero il proprio cammino, marciando non più a oriente verso Vladivo-
                 stok, ma verso occidente, verso Mosca, radunando per strada tutte le forze anti-
                 bolsceviche disponibili.
                    La Legione, come anche i contingenti bianchi avevano però la necessità di
                 essere riforniti per poter iniziare una offensiva in grande stile verso ovest, e ciò
                 avrebbe potuto avvenire solo da Vladivostok e attraverso la Transiberiana. Fra
                 l’ultima guarnigione giapponese alle porte di Vladivostok e i primi contingenti
                 cechi si estendevano infatti migliaia di km di terra di nessuno, attraversati dalla
                 ferrovia che cambiava di padrone ad ogni stazione: ora i bolscevichi, ora i men-
                 scevichi, ora una guarnigione cosacca, ora un gruppo di briganti.
                    Fu in questo contesto che venne deciso da parte alleata di riprendere il vec-
                 chio piano di Foch dell’intervento in Russia congiungendolo, ed anzi coprendo-
                 lo, con l’operazione in soccorso dei cecoslovacchi.
                    Il 3 giugno 1918 Il Consiglio Supremo di Guerra interalleato riunito a Ver-
                 sailles decise, sotto la pressante esortazione della delegazione britannica, di ri-
                 prendere con maggiore vigore la politica di intervento in Russia con l’invio di
                 ulteriori truppe a Murmansk e ad Archangelsk come elemento di pressione sul
                 governo russo.
                    Come abbiamo visto, una idea analoga presentata nel dicembre 1917, si era
                 dimostrata per quattro mesi impraticabile per i disaccordi fra i paesi che avrebbe-
                 ro dovuto darvi corpo: Giappone e Stati Uniti. Tali disaccordi esistevano ancora.
                    Gli USA, unico Paese in grado di bilanciare la presenza nipponica in Estre-
                 mo Oriente, erano incerti fra il rifiuto di farsi coinvolgere in una avventura poco


                 123  Telegramma del generale Romei al Comando Supremo del 25­3­1918. AUSSME, E­11, B. 102,
                    fasc. 5.


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