Page 76 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                    Le truppe americane giunsero a Vladivostok il 16 agosto, seguendo di otto
                 giorni il contingente di fucilieri vietnamiti inviato da Parigi e di circa un mese
                 quello britannico, composto da un battaglione del reggimento Middlesex, una
                 malconcia unità di riservisti soprannominata “battaglione ernia” comandata dal
                 colonnello John Ward, deputato laburista alla Camera dei Comuni .
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                    Il piano, messo a punto dai comandi alleati, venne proposto con successo
                 ai politici cecoslovacchi a Parigi, e questi ultimi provvidero a convincere, via
                 telegrafo, i riluttanti ufficiali della Legione.
                    In essenza, esso era questo: i contingenti europei presenti a Vladivostok, op-
                 portunamente rafforzati, avrebbero occupato la città e poi sarebbero avanzati
                 verso ovest lungo la Transiberiana, fino a ricongiungersi con i cecoslovacchi nel-
                 la regione di Irkutsk, riunendo per strada a tutte le forze bianche della regione.
                    Una volta ristabilito il contatto con la Legione ceca, questa si sarebbe unita
                 alle armate bianche in una offensiva verso ovest, in direzione del Volga e poi
                 di Mosca.
                    All'Italia fu assegnato il presidio del tratto centrale della ferrovia, con la città
                 di Krasnojarsk.
                    Il piano alleato prevedeva che ogni presenza ostile lungo il tragitto sarebbe
                 stata eliminata, se necessario, direttamente dai contingenti internazionali, ma im-
                 poneva che i combattimenti sul fronte fossero lasciati ai soli russi e ai cecoslovac-
                 chi. Nessuna delle nazioni dell’Intesa intendeva infatti impegnarsi in una guerra
                 in Siberia e nessuna voleva ammettere apertamente di combattere i bolscevichi.
                    In tutti i paesi e soprattutto in quelli europei, esistevano importanti forze po-
                 litiche che si riconoscevano, con le dovute sfumature, in gran parte del bagaglio
                 ideologico dei bolscevichi. Era il caso dei partiti socialisti in Francia e Italia, del
                 partito laburista inglese, di alcuni circoli radicali statunitensi.
                    Per non dare facile materiale alla propaganda ostile dunque, i governi occi-
                 dentali convennero che a combattere i bolscevichi sarebbero stati solo i bianchi:
                 i contingenti alleati avrebbero solo dovuto difendersi se attaccati. Ufficialmente
                 non sarebbe esistito alcuno stato di guerra fra l’Intesa e la Repubblica dei Soviet
                 e l’interveto alleato sarebbe stato limitato solo a garantire l’evacuazione della
                 Legione Ceca.
                    Una nota ufficiale di Washington riassumeva così le ragioni dell’intervento:
                 “Una azione militare in Russia è ammissibile dal punto di vista degli Stati Uniti,
                 unicamente per aiutare i cecoslovacchi a consolidare le loro forze e a cooperare
                 con i loro fratelli slavi”.



                 132  O. FIGES, La tragedia di un popolo, p. 781.


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